Che è venuto a fare Gesù?

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1 • Gesù è… un marshmallow?

Allora, vediamo un po’…

…io ho ricevuto il mio “battesimo heavy metal” con i System of a Down, a tredici anni; correva l’anno del Signore 2004.

Qualche mese dopo già passavo ai Korn.

Vi risparmio l’escalation con i vari altri gruppi che tipicamente ascolta un adolescente: un’insalata di nichilismo e cinismo che «Nietzsche, spostati…»

Capite bene, dunque, che quando il sacerdote durante l’omelia se ne usciva con esortazioni del tipo:

prete euforico

Ecco, più sentivo questi discorsi così “euforici” e “petalosi” (roba che neanche Pollyanna), più mi salivano i conati di vomito.

E mi domandavo: ma sono solo io l’unico cretino che invece è triste, o c’è qualcun altro a cui questa predica non dice veramente niente?

Ma il cristianesimo si riduce a questo? Sforzarsi di essere felici?

2 • Gesù è… un bacchettone?

C’erano poi altri preti, il cui predicozzo (stringi stringi) consisteva in:

  • «Sforzati di essere più generoso!»
  • «Mi raccomando: sii più buono!»
  • «Sii meno egoista!»
  • «Sii più accogliente!»
  • «Sii più affettuoso!»
  • «Non essere cattivo!»

Ora, si da il caso che io sia anche una persona profondamente orgogliosa.

E se qualcuno (che sia il prete durante l’omelia, l’influencer su Instagram o il politico di turno) se ne esce con frasi simili, a me viene in mente solo una cosa:

prete pelagiano pelagianesimo

Anche la ramanzina dal pulpito mi mandava in bestia.

E mi chiedevo: forse il cristianesimo consiste in questo? Sforzarsi di essere più buoni?

È una gara a chi è più coerente? Più bacchettone?

3 • Gesù è… un copione?

Qualche anno dopo, qualcun altro mi ha detto che Gesù è venuto a “darci degli insegnamenti”.

A fornirci il “libretto di istruzioni della vita” per vivere felici e in pace con il prossimo.

pijare in berta

Che cos’è che non tornava?

Molte persone credono che la “missione” di Gesù sia consistita in questo: trasmetterci “precetti” sull’amore per gli altri, la misericordia verso i lontani, la compassione per gli ultimi…

…tutti ben riassunti in:

«Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12, 31)

Ora, capiamoci bene.

Certamente gli insegnamenti sulla carità, la pietà e la benevolenza stavano molto a cuore a Gesù …è sufficiente constatare quante volte ne parla nei Vangeli (es: Mt 5, 1-48; Mc 12, 28-34), spesso ricorrendo a parabole (es: Lc 10, 25-37; Lc 16, 19-31); senza contare il fatto che Gesù fa della carità il “criterio” per il Giudizio alla fine dei tempi (Mt 25, 31-46).

Tuttavia, molti di questi insegnamenti non sono delle “innovazioni” portate da Gesù; ad esempio, «amerai il tuo prossimo come te stesso» è una frase che troviamo nel Levitico (Lv 19, 18) (uno dei primi libri dell’Antico Testamento, scritto parecchi secoli prima della nascita del carpentiere galileo).

Lo stesso si può dire di molti altri inviti ad “aprirsi agli altri”.

Tanto per citarne uno, leggiamo ancora nel Levitico:

«Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.»

(Lv 19, 33-34)

Insomma, tante delle “novità” insegnate da Gesù, non sono novità: erano già contenute (più o meno esplicitamente) nell’Antico Testamento (*).

Ma non solo lì…

(*) (Per tutti gli “Hermione Granger”: so bene che a questo punto qualcuno vorrà puntualizzare che Gesù in realtà è venuto a dare una “nuova interpretazione” della Legge, a “dare compimento”, etc… ok, bravo: “10 punti a Grifondoro!”. Ora posso continuare?)

4 • Gesù è… un super-copione?

Clive Staples Lewis nel 1943 ha scritto un libro straordinario (si intitola «L’abolizione dell’uomo», vedi bibliografia a fine pagina per i dettagli).

Oltre a essere un testo bellissimo, al termine del libricino (meno di 100 pagine) c’è un’“appendice”, nella quale ha raccolto un elenco di precetti provenienti da un po’ tutte le culture del passato (indiana, cinese, norvegese, egizia, romana, etc.).

Ne riporto qualcuno, a mo’ di esempio:

«Nel Nástrond (Inferno) vidi… gli assassini». Antico Norvegese (Volospá 38,39)

«Non pronunciare parola per la quale altri possa essere ferito». Induismo (Janet, Histoire de la science politique vol. I, p. 7)

«Non fare ad altri ciò che non vorresti facessero a te». Antico Cinese (Analetti di Confucio, tr. A. Waley XV. 23)

«Gli uomini sono stati creati perché l’uno potesse fare il bene dell’altro». Cultura romana (Cicerone, De Officiis, I. VII)

«Nella tribù dei Dalebura una donna, storpia dalla nascita, venne portata intorno a turno dai membri della tribù fino alla sua morte, avvenuta all’età di sessantasei anni […] Non abbandonano mai l’ammalato». Aborigeni australiani (Le Jeune, Encyclopedia of Religion and Ethics, p. 443)

«Li vedrete prendersi cura dei loro parenti [e] dei figli degli amici senza mai minimamente rimproverarli». Pellirosse (Le Jeune, Encyclopedia of Religion and Ethics, vol. V, p. 437)

«Bambini, vecchi, poveri, e ammalati, vanno considerati come i signori dell’atmosfera». Induismo (Janet, Histoire de la science politique vol. I, p. 8)

«Scegli di perdere piuttosto che guadagnare disonorevolmente». Greco (Chilone, frammento 10. Diels.)

«Rispetta colui che conosci come colui che non conosci». Antico Egizio (Le Jeune, Encyclopedia of Religion and Ethics, p. 482)

«La lingua di chiunque sia pieno di menzogne non vale in tuo cospetto». Babilonese (Inno a Samaš, Encyclopedia of Religion and Ethics, p. 478)

«Non v’è cosa migliore della lealtà». Antico Norvegese. (Hávamál 124)

Vi sembrano familiari? Vi ricordano qualcosa?

Torniamo dunque alla domanda su Gesù: chi è?

Un maestro dell’arte del plagio?

Un copione di altre culture passate?

plagio gesu

5 • La legge morale naturale

Proviamo a cambiare prospettiva.

Paolo di Tarso nella lettera che scrisse ai Romani (tra il 55 e il 58 d.C.) dice:

«Quando i pagani, che non hanno la Legge [ndr. quella che Dio ha rivelato sul monte Sinai], per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti»

(Rom 2, 14-15)

Anche Agostino d’Ippona (a cavallo tra il IV e V secolo) scriveva qualcosa di analogo:

«[Dio] ha scritto sulle tavole della Legge ciò che gli uomini non riuscivano a leggere nei loro cuori»

(Sant’Agostino, Enarratio in Psalmum 57, 1: CCL 39, 708 – PL 36, 673)

Fin dai primi secoli, la Chiesa ha sempre parlato dell’esistenza di una legge morale naturale, scritta da Dio nel cuore di ogni uomo e supportata dalla ragione (tra l’altro, nel corso della storia, la Chiesa non è stata neanche la sola a dirlo: mai sentito parlare al liceo del giusnaturalismo?).

Qualcosa «di interno», dunque, e non «di esterno».

È in virtù di questa legge, che ogni persona – da che mondo è mondo – ha sempre ritenuto un male rubare, uccidere, mentire, tradire, etc. a prescindere dalla latitudine, dalla longitudine, dalla cultura e dall’epoca storica (come dimostrano le frasi delle varie culture del passato che ho scritto qui sopra).

Dunque…

…stando a quanto abbiamo visto (e a quanto è scritto nel catechismo della chiesa cattolica: vedi i punti 1954-1960), Gesù non è venuto a portare la “legge morale naturale”.

Allora che è venuto a fare?

6 • Gesù: un carpentiere troppo ingombrante

Nel suo libro su “Gesù di Nazaret”, Joseph Ratzinger a un certo punto cita Jacob Neusner, un famoso rabbino americano (che è un rinomato studioso nonché ebreo osservante).

Nel 1993 Neusner ha pubblicato un libro («Un rabbino parla con Gesù»), nel quale immagina di essere tra la folla della Galilea ad ascoltare Gesù che insegna.

jacob neusner

Neusner confronta quello che dice Gesù con gli insegnamenti della Bibbia ebraica e della tradizione rabbinica (contenuti nella Mishnah e nel Talmud).

Nonostante rimanga affascinato dai discorsi di Gesù, alla fine decide di non seguirLo, rimanendo fedele all’Alleanza di Israele (all’“Israele Eterno”, come lo chiama lui).

Come mai?

Neusner ammette che Gesù non ha tralasciato nulla della Legge… però ha commesso un errore: ha aggiunto se stesso.

Un unico, apparentemente insignificante dettaglio, che però è la chiave di volta del cristianesimo: la centralità della persona di Gesù; questo “io” ingombrante che egli ripete in continuazione:

  • «Io sono la via» (Gv 14,6)
  • «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20)
  • «Io sono venuto nel nome del Padre mio» (Gv 5,43)
  • «Io sono il pane della vita» (Gv 6,48)
  • «Io sono la vite vera» (Gv 15,1)
  • «In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio» (Gv 14,20)
  • «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10)
  • «Neanch’io ti condanno» (Gv 8,11)
  • «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9)

Gesù è “ingombrante” perché in Lui Dio desidera farsi conoscere (*).

Gesù è “ingombrante” perché in Lui Dio rivela il proprio volto (*).

(*) (Oh, come al solito questo è vero se Gesù è chi diceva di essere e non un mitomane)

7 • Evviva la “buona notizia”…sì, ma qual è?

Credenti e non credenti, c’è una cosa che “sanno tutti”.

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«Gesù è venuto a portare il Vangelo», ovvero “la buona notizia”.

Ma che significa?

Tutti a riempirsi la bocca con la parola “Vangelo”.

Ma – di grazia – quale sarebbe ‘sta benedetta “buona notizia”?

«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23)

«In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio» (Lc 8,1)

«E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,2)

«Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio» (At 28, 30)

La buona notizia, l’unica buona notizia, è il regno di Dio, il Suo regno.

La possibilità che Gesù regni nella mia vita.

In che modo?

latte condensato

«Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6)

«Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1)

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. […] Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11, 9.13)

«Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1, 8)

«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 5)

«Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi”» (Lc 22, 19)

Usate il sinonimo che vi pare: “ricevere la Sua grazia”; “convertirsi”; “accogliere il Suo perdono”; “lasciar morire l’uomo vecchio”; “essere salvati”; “lasciarGli le redini”

C’è poco da girarci intorno: per Cristo la buona notizia è «dipendere da Lui».

«Pregare» è dipendere da Lui.

«Chiedere il dono dello Spirito Santo» è dipendere in modo vitale da Lui.

«Ricevere la grazia dei Sacramenti» è dipendere in modo viscerale da Lui.

«Senza di me non potete fare nulla», cioè senza di me non siete in grado di seguire la “legge morale naturale”, senza di me non siete capaci di amare veramente, senza di me non potete essere pienamente felici.

La felicità, stando a quello che dice Gesù, è realizzare il Regno di Dio nella mia vita.

La felicità, stando alle sue parole, è dipendere da Lui…

…buttarsi tra le Sue braccia…

…lasciare a Lui le redini…

8 • Conclusione – Ansia da prestazioni?

Ai nostri giorni, c’è un botto di gente nelle parrocchie che (nonostante sia animata dalle migliori intenzioni e creda in coscienza di fare del bene) mette da parte questa dipendenza viscerale da Gesù e vive la propria fede basandosi unicamente sulle proprie forze: sforzandosi di essere credibile; sfiancandosi per essere coerente; facendosi venire un’ernia spirituale a furia di pianificare, organizzare, progettare.

Questo modo di fare, purtroppo, non ha nulla di cristiano.

Si chiama “pelagianesimo” (ed è un’eresia del V secolo; cercatela pure su Wikipedia).

incoerenza

Oh, intendiamoci.

Mettercela tutta nel «dare il buon esempio» non è una cosa sbagliata …ci mancherebbe 😅

Ed evitare (per quanto possibile) di “dare scandalo” ha un suo valore.

Ma il centro non è lì…

Diceva Madeleine Delbrêl, mistica e assistente sociale francese (una che “si è spaccata la schiena” per il prossimo, nelle strade, per amore di Gesù):

[…] a riguardo dell’esempio, bisogna sapere che noi non lo daremo sempre. Anche nei momenti in cui lotteremo più fermamente contro noi stessi, resteremo inferiori all’esempio che bisognerebbe dare.
[…] Il giorno che saremo convinti di essere dei piccoli, una fraternità di gente piccola, trattandoci gli uni gli altri come tali, senza stupirci d’essere quello che siamo, molte cose nella nostra vita si accorderanno, minimamente ma veracemente, alla semplicità di Dio.

(MADELEINE DELBRÊL, Note scritte secondo l’intenzione dei suoi gruppi, 1956)

Come scrivevo sopra, il baricentro dell’agire cristiano è un altro (anzi, un Altro).

Nel 1984, il cardinale di Bologna Giacomo Biffi scriveva queste righe:

“La Chiesa deve diventare credibile”? Così come suona, il concetto è mal formulato e inaccettabile, perché fa delle esigenze e delle persuasioni degli uomini il metro per giudicare l’azione e la realtà dei cristiani, mentre l’unico metro resta il Signore Gesù e la sua verità.
La Chiesa deve sforzarsi di essere sempre più credente; in tal modo diventerà sempre più credibile agli occhi dei non credenti ben disposti, che ricercano la verità, e sempre più incredibile agli occhi dei non credenti che non hanno nessuna voglia di credere.

(GIACOMO BIFFI, La bella, la bestia e il cavaliere. Saggio di teologia inattuale, Milano, Jaca Book, 1984, pp. 40-41)

Simulare un comportamento cristiano prescindendo dalla relazione vitale con Gesù nella preghiera, nei sacramenti, nel silenzio, nella richiesta del Suo spirito, del Suo sguardo sugli altri (e via dicendo)… penso che porti poco lontano.

Lo ricordava anche Papa Francesco qualche anno fa, alla GMG di Rio de Janeiro:

Non è la creatività, per quanto pastorale sia, non sono gli incontri o le pianificazioni che assicurano i frutti, anche se aiutano e molto …ma quello che assicura il frutto è l’essere fedeli a Gesù, che ci dice con insistenza: “Rimanete in me e io in voi”.

(PAPA FRANCESCO, omelia alla cattedrale di San Sebastiano, in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013)

9 • Bonus (o malus?)

Se vi siete rotti le palle a leggere, in teoria il pistolotto sarebbe finito.

Però dopo che ho letto questo brano che Clive Staples Lewis ha scritto nel 1943 sul «The Sunday Times» mi piangeva il cuore a non farvelo leggere:

Nel mondo esistono tre categorie di persone.

La prima è composta da quelli che vivono soltanto per sé stessi, e considerano l’Uomo e la Natura come materia grezza da manipolare per servirsene a proprio soddisfacimento.

Nella seconda ci sono quelli che riconoscono al di sopra di loro alcuni obblighi – la volontà di Dio, l’imperativo categorico, o la buona società – e cercano onestamente di perseguire i propri interessi all’interno di tali vincoli. Cercano di arrendersi alla richiesta superiore nella misura in cui essa lo richiede, come coloro che nel pagare una tassa sperano (…) che il resto sia almeno sufficiente per sopravvivere. La loro vita è divisa, come la vita di un soldato o di uno studente, in tempo di «parata» e di «riposo», «scuola» e «ricreazione».

Ma la terza categoria è di coloro che possono affermare assieme a san Paolo, che «è Cristo a vivere in loro» (Filippesi 1, 22). Tali persone si sono liberate di qualsiasi affannosa cura proveniente dall’adeguamento delle richieste del proprio sé a quelle di Dio col semplice espediente di rigettare del tutto quel loro sé. La vecchia volontà egoistica è stata aggirata, convertita e trasformata in qualcosa di nuovo. La volontà di Cristo non è più un limite alla loro; è la loro. Tutto il loro tempo, pur appartenendo a Lui, appartiene anche a loro, dal momento che sono Suoi.

E dal momento che vi sono tre categorie, una mera divisione dualistica del mondo in bene e male sarebbe disastrosa. Non considererebbe il fatto che i membri della seconda categoria (alla quale appartiene la maggioranza) sono sempre e necessariamente infelici. La tassa che la coscienza morale preleva sui nostri desideri non ci lascia di fatto molto con cui vivere. Finché siamo in questa categoria finiremo per sentirci colpevoli di non aver pagato tale tassa, oppure avendola pagata, soffriremo di penuria.

La dottrina cristiana secondo cui non c’è alcuna salvezza attraverso le opere fatte secondo la legge morale è una questione di esperienza quotidiana. Avanti o indietro, bisogna pur muoversi. Ma non ha senso procedere solo coi nostri sforzi. Se il nuovo Sé, la nuova Volontà, non nasce in noi spontaneamente (NDR. con la grazia di Dio), non possiamo certo produrlo in modo sintetico.

(CLIVE STAPLES LEWIS, Three Kinds of Men, «The Sunday Times», 21 marzo 1943)

(Se qualcuno se lo stesse chiedendo, io faccio parte della seconda categoria. L’unico motivo per cui ho messo in piedi il blog è per capire se il “carpentiere galileo” è degno di fiducia e quindi la terza categoria esiste, o i cristiani non sono altro che dei poveri illusi)

sale

(Autunno 2019)

Fonti/approfondimenti

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