Il processo a Galileo Galilei (2-3 cose che ho scoperto)

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1 • Galileo contro tutti?

Nelle ultime pagine del blog ho parlato:

Ho provato a raccontare, per sommi capi, qual era il contesto storico.

Galileo aveva sicuramente dei nemici – molti domenicani, alcuni gesuiti (come dicevamo però, i diverbi erano causati più da invidie personali, che non per motivi scientifici)…

…ma c’erano anche molte personalità (religiose e laiche) che sostenevano i suoi progetti: il cardinale Roberto Bellarmino, il cardinale Maffeo Barberini (prima che divenisse papa), il granduca di Firenze, le autorità della Repubblica veneziana, alcuni matematici gesuiti, l’Accademia dei Lincei a Roma, …

anche all’interno dell’inquisizione romana c’erano pareri contrastanti su Galileo; all’epoca, essa era costituita da due parti:

  • la Congregazione del Sant’Uffizio, con a capo il Papa stesso;
  • la Congregazione dell’Indice (creata nel 1571), il cui prefetto era un cardinale.

All’interno delle due congregazioni, i varî cardinali avevano posizioni differenti, sulla filosofia, sulla teologia, sul lavoro di Galileo, e tante altre questioni:

galileo galilei congregazioni inquisizione

Insomma, di premesse ne ho fatte abbastanza…

…oggi vorrei entrare (in punta di piedi) nel clou della questione: in questa paginetta provo a riordinare un po’ di appunti, presi da varie letture, su come si è svolto il processo a Galileo Galilei da parte dell’inquisizione romana.

2 • Primi richiami per Galileo

Una delle prime denunce contro Galileo fu quella dell’amanuense Silvestro Piagnoni a Padova (dove dal 1592 Galileo faceva il professore di matematica).

Lì Piagnoni era stato per un po’ di tempo suo coinquilino, prima di andarsene via indebitato. Nel 1604, Piagnoni accusò Galileo di:

  • formulare oroscopi a pagamento;
  • frequentare una «puttana» (sic!) invece di andare a Messa;
  • leggere le Lettere di Pietro Aretino;
  • essere amico di Cesare Cremonini (*), con cui aveva fondato nel 1599 l’Accademia dei Ricoverati.

(*) (il filosofo e scienziato italiano del XVI secolo, che era professore di filosofia naturale all’Università di Padova dal 1590… da non confondere con il cantante che si ascoltava mia sorella quando aveva quattordici anni)

Cremonini fu denunciato più volte per aver sostenuto idee eretiche (difese le teorie di Pietro Pomponazzi sulla mortalità dell’anima); grazie ad una osservanza religiosa di facciata però, riuscì sempre a divincolarsi da ogni accusa (nel 1607, 1608, 1611, 1619 e 1626)… tant’è che conservò la sua cattedra di professore a Padova fino al 1629 – grazie anche alla protezione dal Senato veneziano.

inquisizione cesare cremonini

(per le informazioni su Cremonini cfr. CHRISTOPHER BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura., Carocci, Roma 2018, p. 282)

Negli anni successivi, quando Galileo tornò in Toscana, continuò ad attirare su di sé sguardi sospetti:

  • nel 1611, alcuni amici lo avvertirono del fatto che l’inquisizione di Roma si stava informando sulle sue teorie riguardo al moto terrestre;
  • nel frattempo, anche i domenicani di Firenze divennero malfidati verso di lui; le critiche aumentarono dopo la pubblicazione delle «Lettere sulle macchie solari» (nel 1613); il 21 dicembre 1614, il domenicano Tommaso Caccini tenne un sermone in cui criticava Galileo e altri matematici per alcune loro teorie in contraddizione con l’interpretazione che all’epoca si faceva di alcuni passi biblici (tra i quali c’era il passo di Giosuè, di cui ho parlato qui);

Tuttavia, tutte queste indagini caddero nel vuoto… le accuse degli avversari di Galileo erano infatti molto deboli, e in quel periodo lo scienziato non venne mai formalmente interrogato o imputato.

3 • Galileo invitato a Roma dai Gesuiti

Nel 1611, Galileo fu invitato per due volte a Roma dai gesuiti (il 30 marzo e il 18 maggio)…

…e in entrambi i casi fu ricevuto in pompa magna… tant’è che entrambi gli incontri vennero pubblicizzati per mezzo di appositi “avvisi”.

Uno degli avvisi (del 16 aprile) fa riferimento ad un simposio notturno, organizzato presso la villa di monsignor Innocenzo Malvasia (fuori Porta San Pancrazio). All’evento erano stati invitati scienziati e cardinali; davanti a questo pubblico, Galileo presentò le scoperte che aveva effettuato tramite il telescopio da lui progettato.

Un altro avviso (del 18 maggio 1611) menziona un evento organizzato dal marchese di Monticelli presso il Collegio Romano (la sede dei gesuiti a Roma); a questo incontro presero parte varî docenti e personalità religiose, tra cui il cardinale Bellarmino e il cardinale Barberini, che apprezzarono le sue tesi.

In questa occasione, venne proclamata una lode in onore di Galileo da parte dello scienziato e matematico belga (nonché padre gesuita) Odo van Maelcote:

«Magnificando et esaltando alle stelle la sua nuova osservatione di nuovi pianeti stati incogniti alli antichi Filosofi, facilitata anco con l’ampliatione delli ochiali ritrovati dal Porta Napolitano, onde esso Galileo con questa pubblica demostratione se ne tornerà a Firenze consolatissimo, et si può dir laureato dall’universal consenso di questa Università»

(cfr. ADA ALESSANDRINI, Originalità dell’Accademia dei Lincei, in Accademia Nazionale dei Lincei, Convegno celebrativo del IV centenario della nascita di Federico Cesi, Bardi, Roma 1987, p. 121)

…anche altri importanti astronomi (nonché gesuiti) dell’epoca – Cristoforo Clavio, Christoph Grienberger, Giovanni Paolo Lembo ed altri – si unirono alla lode (cfr. FLAVIA MARCACCI – WILLIAM R. SHEA, Intervista a Galileo, Carocci, Roma 2015, p. 16):

galileo galilei simposio notturno

Abbiamo un’altra testimonianza di questo evento, in una lettera che Grégoire de Saint-Vincent (gesuita e matematico fiammingo) scrisse all’astronomo olandese Christiaan Huygens:

«Entrò Galileo nella grande aula delle accademie… e noi, in sua presenza, esponemmo a tutta l’Università del Collegio Gregoriano i nuovi fenomeni; e dimostrammo con evidenza, sebbene con scandalo dei filosofi, che Venere gira attorno al sole»

(cfr. RICARDO GARCÍA VILLOSLADA, Storia del Collegio Romano dal suo inizio (1551) alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), Pontificia Università Gregoriana, Roma 1954, p. 198)

4 • Indagini più approfondite da parte dell’inquisizione romana

Negli anni successivi però il vento soffiò in un’altra direzione: il 24 febbraio 1616 undici consultori del Sant’Uffizio – dopo aver esaminato le teorie di Galileo sul sistema eliocentrico – condannarono due proposizioni a lui attribuite:

  • una prima tesi, secondo la quale «il Sole è il centro del mondo e completamente privo di moto locale» (i cardinali definirono questa proposizione «stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica perché contraddiceva esplicitamente il senso delle sentenze contenute in molti luoghi delle Sacre Scritture secondo il significato letterale e la comune interpretazione e comprensione dei Santi Padri e dei dottori di teologia»; cfr. CHRISTOPHER F. BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, Carrocci, Roma 2018, p. 284)
  • una seconda tesi – «La Terra non è il centro del mondo, né è priva di moto, ma si muove intorno al proprio asse anche con moto diurno» – fu analogamente respinta.

Una nota inquisitoriale del 3 marzo testimonia che Galileo accettò di «non sostenere, insegnare o difendere, né a voce né per iscritto» le suddette proposizioni.

Dalla corrispondenza con gli amici, si può notare che l’astronomo era anche abbastanza sereno riguardo a come si sarebbe evoluta la vicenda: aveva rievuto varî incoraggiamenti a portare avanti le indagini – anche da Papa Paolo V, durante un’udienza che ebbe con lui l’11 marzo 1616 (cfr. CHRISTOPHER F. BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, Carrocci, Roma 2018, p. 284).

galileo galilei papa

Negli anni, l’atteggiamento del papa nei suoi confronti divenne via via meno flessibile…

…ma lo scienziato pisano poté ancora contare sulla fiducia dei cardinali Barberini e Bellarmino.

Maffeo Barberini (che già nel 1613 aveva apprezzato le «Lettere sulle macchie solari» dello scienziato), continuò ad avere colloqui con Galileo, spronandolo a portare aventi le sue ricerche riguardo a queste teorie astronomiche alternative.

Anche Bellarmino prese pubblicamente posizione a favore dello scienziato: in quegli anni infatti cominciarono a girare dicerie, secondo le quali Galileo era stato processato e condannato.

Per evitare il diffondersi di questa bufala, il 6 maggio 1616 il cardinal Bellarmino emanò un “certificato”, in cui affermava che Galileo non aveva ricevuto alcun tipo di punizione, e che l’unica azione legale nei suoi confronti riguardava il divieto di diffusione delle teorie copernicane:

«Solo gl’è stata denuntiata dichiarazione fatta da N.ro Signore et pubblicata dalla Congregatione dell’Indice, nella quale si contiene che la dottrina attribuita al Copernico, […], sia contraria alle sacre Scritture e perciò non si possa difendere né tenere»

(cfr. SERGIO PAGANO, ANGELO LUCIANI (a cura di), I documenti del processo di Galileo Galilei, Pontificia Academia Scientiarum, Città del Vaticano 1984, p. 138; MAURICE A. FINOCCHIARO, The Galileo Affair: A Documentary Collection, University of California Press, Berkeley 1989, pp. 147-153).

~

Il rapporto tra Galileo e Barberini peggiorò dopo che quest’ultimo divenne Papa.

Il motivo dell’inasprirsi della relazione fu la pubblicazione da parte di Galileo del «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo» (nel 1632). Nel dialogo, lo scienziato pisano si proponeva di confutare il sistema geocentrico, sostenendo invece il modello eliocentrico di Copernico… con questo gesto, Galileo contravveniva al suo impegno di non promuovere queste teorie (che – ricordiamo – Galileo non era riuscito a dimostrare con prove certe!) (*).

(*) (A onor del vero, Galileo inizialmente ricevette l’«imprimatur» per la pubblicazione del «Dialogo»… però poi l’anno dopo la Congregazione dell’Indice fece marcia indietro, ed inserì il libro nell’«Indice dei libri proibiti»)

Probabilmente, Urbano VIII (fu questo il nome che Maffeo Barberini scelse quando salì al soglio petrino) non gradì il «Dialogo» anche perché ritenne che il personaggio di Simplicio fosse una sua caricatura… cosa che lo fece innervosire e persino litigare col suo segretario, Giovanni Ciampoli, un presbitero che era stato allievo di Galilei (il Papa credeva che il suo segretario fosse in combutta con lo scienziato pisano, nel suo intento satirico).

5 • Il processo a Galileo Galilei

Il procedimento dell’inquisizione contro Galileo iniziò nel 1633, quando gli fu chiesto di recarsi “volontariamente” a Roma (in caso contrario, sarebbe stato arrestato e scortato a Roma “un po’ meno volontariamente”).

Tra un acciacco e l’altro (lo scienziato, all’epoca, aveva 68 anni) Galileo arrivò a Roma il 13 febbraio del 1633 – dove fu ospite dell’ambasciatore di Firenze Francesco Nicolini.

Il suo interrogatorio iniziò il 12 aprile 1633.

Stando ai verbali del processo, Galileo mostrò una certa confusione – non si sa se per problemi di memoria, o per qualche bugia che disse riguardo a come ottenne il permesso di pubblicare il «Dialogo»… e anche sui capi di accusa a volte apparve un po’ disorientato.

In alcuni momenti arrivò persino a negare l’evidenza:

«Io non tengo né ho tenuta questa opinione del Copernico dopo che mi fu intimato con precetto che io dovessi lasciarla, del resto son qua nelle loro mani faccino quello gli piace»

(*) (dai «Documenti vaticani del processo di Galileo Galilei», nuova edizione accresciuta, rivista e annotata da Sergio Pagano, Archivio segreto Vaticano, Città del Vaticano 2009, p. 102)

galileo galilei processo avvocato

5.1 • I consultori del processo

È interessante osservare chi furono i tre consultori (ovvero i giudici) scelti per presiedere il processo.

  • Padre Agostino Oreggi, era un gesuita (fu teologo personale prima del cardinale Bellarmino, poi di Papa Urbano VIII) ed uno specialista di eucaristia. Sappiamo che non era ostile a Galileo.
  • Zaccaria Pasqualigo, un chierico regolare teatino, anche lui esperto di eucaristia. Pasqualigo era in contrasto con i gesuiti romani – che a loro volta erano stati ostili a Galileo.
  • Melchior Inchofer, storico, gesuita e latinista austriaco. Tra i tre, era l’unico ostile a Galileo – e anzi, fu molto duro nei confronti del «Dialogo».

Verosimilmente i tre giudici conoscevano molto bene l’opera di Galileo e, se avessero voluto colpire più duramente lo scienziato, avrebbero potuto mettere insieme capi d’accusa molto più gravi, recuperando affermazioni controverse dal «Dialogo»

…invece si concentrarono unicamente sulla disubbidienza di Galileo nei confronti del divieto di trattare dell’eliocentrismo, seguendo una “linea morbida” e molto tollerante verso Galileo.

5.2 • Anche il nipote del Papa simpatizzava per Galileo

Piccola curiosità: il cardinale Francesco Barberini, nipote del papa, simpatizzava per Galileo: proibì che Galileo fosse torturato durante il processo (cosa che comunque non avvenne mai, anche prima di questo divieto; sappiamo che il 16 giugno il Papa ordinò di minacciare l’imputato di tortura… ma fu solo per spaventarlo) e propose che – in caso di esito negativo della sentenza – lo scienziato ricevesse penitenze lievi (cosa che infatti avvenne). In una lettera che il commissario generale, fra Vincenzo Maculano da Fiorenzuola, inviò al nipote del papa il 28 aprile 1633 (lettera di cui il Papa era a conoscenza), scopriamo che il patteggiamento che Barberini chiese per Galileo ebbe esito positivo:

«Ho proposto un accordo, ossia che la Santa Congregazione mi conceda l’autorità di agire extragiudizialmente contro Galileo. […] Il tribunale manterrà la sua reputazione; il reo verrà trattato con benignità, e qualunque sia l’esito finale, saprà il favore che gli è stato riservato. […] Si potrebbe garantire una detenzione nella propria casa»

(cfr. CHRISTOPHER BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura., Carocci, Roma, p.288)

Sappiamo che la richiesta fu accolta. Il processo pertanto sarebbe potuto durare pochi giorni… tuttavia, Galileo non si comportò nel modo sperato (avrebbe dovuto confessare subito, senza troppi giri di parole), e la sentenza si protrasse.

5.3 • Confronto con altri condannati dell’epoca

Piccola nota a margine: se paragonato ai processi di Bruno Campanella, di Giordano Bruno o di altri imputati (famosi e sconosciuti), quello di Galileo fu veramente una vacanza ad una s.p.a.:

  • durante il processo dimorò prima presso l’ambasciatore di Toscana, quindi nell’appartamento del pubblico ministero nel palazzo dell’inquisizione. Insomma, niente prigione.
  • Come ho già scritto, non fu torturato.
  • La causa inoltre non fu accompagnata da quella “segretezza” che aveva contraddistinto altri procedimenti di personaggi famosi: ciò che stava succedendo era noto a tutti, e questo permise che il caso si risolvesse in breve tempo, senza che la pratica ristagnasse nella tipica lentezza burocratica inquisitoriale (cosa che in alcuni processi era capitata: altri imputati erano stati detenuti per molto tempo, prima che il loro processo si svolgesse e fossero dichiarati innocenti)
galileo galilei condanna carcerati

6 • Sentenza, abiura e condanna

Il 22 giugno 1633 fu emessa la sentenza, nel convento di Santa Maria sopra Minerva (sede romana dei domenicani):

«Diciamo, pronunziamo sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S.o Off.o vehementemente sospetto d’heresia, cioè d’haver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura»

(potete trovare qui il testo completo)

In realtà l’aggravente di «sospetto d’eresia» fu aggiunta solamente in una fase tardiva del processo (verosimilmente in modo illegittimo, dato che Galileo in tutte le sue lettere appare sempre fedele al Magistero della Chiesa; tanto più che nel 1616 le idee di Copernico – riprese da Galileo – non erano state giudicate «eretiche», ma semplicemente «false»).

Questa invece fu la condanna:

«Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o vehementemente sospetto d’heresia, cioè d’haver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scr ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t’imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitentiali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze»

Il giorno dopo, Galileo abiurò.

Alla lettura della sentenza erano presenti dieci cardinali, ma tre di essi non apposero le loro firme (Gasparo Borgia, Laudivio Zacchia e Francesco Barberini – il nipote del Papa)… e neppure papa Urbano VIII firmò la condanna (quest’ultimo particolare fu notato da Cartesio, in una sua lettera del 1634, indirizzata a Marin Mersenne; in questa omissione, il filosofo lesse il fatto che l’avversione per le teorie copernicane non era una questione di fede, e che questa contrarietà sarebbe potuto cambiare) (cfr. MAURICE A. FINOCCHIARO, The Galileo Affair: A Documentary Collection, University of California Press, Berkeley 1989, p. 287-291 e 363, nota 87)

Per quanto riguarda la punizione, come avevo già detto qui, il castigo del «carcere formale» consistette in questo:

  • dopo due giorni dalla sentenza Galileo lasciò il palazzo dell’inquisizione;
  • stette per cinque mesi agli arresti domiciliari a Roma, a casa di Pietro Niccolini, ambasciatore del Granduca di Toscana (che viveva a Trinità dei Monti);
  • gli arresti domiciliari proseguirono quindi a Siena, nel palazzo dell’arcivescovo;
  • infine, poté terminare la detenzione nella sua villa ad Arcetri, fuori Firenze (da cui poteva uscire per frequentare la Messa; e, di tanto in tanto, per visitare la figlia Maria Celeste, suora di clausura, che viveva in un convento lì vicino).

Come ho già accennato sopra, alla fin fine la punizione di Galileo è stata molto leggera, dato che è consistita semplicemente in questi arresti domiciliari

galileo galilei arresti domiciliari

6.1 • Gli anni successivi

Come ho provato a spiegare, Galileo non era “isolato” in queste ricerche: aveva molti amici, sostenitori, studenti, sia laici che religiosi, che durante e dopo il processo portarono avanti i suoi studi, finché non furono accettati anche all’interno della Chiesa.

Al di là degli schieramenti ideologici (e talvolta faziosi) di:

  • anticlericali che hanno visto nel processo a Galileo uno scontro tra scienza e fede tout court, ingigantendolo (e distorcendolo) in modo disonesto…
  • apologeti un po’ troppo revisionisti, che cercano di discolpare il tribunale dell’inquisizione romana per aver ingiustamente condannato Galileo…

…in realtà negli anni successivi al processo, le teorie copernicane e galileiane continuarono a circolare (e a creare vivaci discussioni) in tutti gli atenei – molti dei quali erano tenuti da religiosi.

Inoltre, i dibattiti sulla questione non furono quasi mai tra “laici” e “religiosi”: molto più spesso accadeva invece che all’interno di ogni ordine religioso c’erano astronomi e scienziati più in linea con le posizioni di Galileo, ed altrettanti ricercatori più recalcitranti. Uno dei luoghi in cui fu più vivo il fermento e il confronto di idee fu proprio l’ordine dei gesuiti, i quali avevano la «ricerca scientifica» tra i loro cavalli di battaglia (a tempo perso, potete andarvi a leggere la voce «Ordini religiosi e scienza» della Treccani, redatta da Federica Favino nel 2013).

Conclusione

Nel 2011, il rapper Caparezza ha scritto una canzone su Galileo Galilei.

In realtà, la canzone non è proprio su Galileo.

Lo scienziato è più un pretesto per un dissing contro i cristiani e la loro creduloneria:

Accetti ogni dettame
senza verificare;
ti credi perspicace,
ma sei soltanto un altro dei babbei!
E ti bei,
e ti bei…
*belati in sottofondo*

(CAPAREZZA, Il dito medio di Galileo, dall’album «Il sogno eretico»)

Il brano prosegue, con Caparezza che usa Galileo “a mo’ di arma contro i cristiani” e va avanti a colpi di «pletora di uomini pecora», «privi di identità», «giù tutti a pecora con i culi nell’apogeo», «La cul-tura parrocchiale ha vedute corte», e via dicendo…

galileo galilei caparezza

La cosa buffa è che, in un’altra canzone dello stesso album, dopo il ritornello finale, sulle note di chiusura, Caparezza inserisce questa frase tratta dal film Sogni d’oro (del 1981) di Nanni Moretti:

Parlo mai di astrofisica, io? Parlo mai di biologia, io? Parlo mai di neuropsichiatria? Parlo mai di botanica? Parlo mai di algebra? Io non parlo di cose che non conosco! Parlo mai di epigrafia greca? Parlo mai di elettronica? Parlo mai delle dighe, dei ponti, delle autostrade? Io non parlo di cardiologia! Io non parlo di radiologia! Non parlo delle cose che non conosco! Non parlo di cose che non conosco…

(Michele Apicella, nel film Sogni d’oro di Nanni Moretti, 1981)

Oh, nessun giudizio su Caparezza, eh… se andate sul vocabolario, alla voce «incoerenza», trovate la mia foto…

…però mi ha fatto un po’ sorridere che, nello stesso album in cui c’è una canzone così superficiale e piena di luoghi comuni come quella su Galileo, abbia citato questa frase di Nanni Moretti…

sale

(Inverno 2020-2021)

Fonti/approfondimenti

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