La ricerca astronomica all’epoca di Galileo Galilei

Condividi sui social:

1 • Galileo, la Chiesa e l’astronomia…

Quando si parla di Galileo Galilei la maggior parte delle persone conserva dal liceo un ricordo alquanto sbiadito della questione…

astronomia galileo processo

I fatti principali però li ricordano tutti:

  • La Chiesa ostacolava la ricerca scientifica;
  • Galileo da parte sua, essendo un individuo fuori dal coro, conduceva le sue ricerche di nascosto, all’interno di un contesto a lui ostile;
  • Dopo che l’inquisizione scoprì la sua attività, Galileo fu arrestato, torturato e condannato a morte.

…peccato che nessuna delle tre affermazioni corrisponda a verità!

Dato che la vicenda di Galileo è un po’ complessa, ci sono tornato su due pagine specifiche:

Oggi invece vorrei focalizzarmi sul contesto storico e scientifico… ovvero:

  • Come se la passava la ricerca astronomica all’epoca di Galileo?
  • La gerarchia ecclesiastica osteggiava la scienza?
  • La riteneva qualcosa di pericoloso? Di inconciliabile con la fede cattolica?

2 • Cardinali che osservano il cielo…

Contrariamente a quel che si ritiene, all’epoca di Galileo la ricerca astronomica era in gran fermento.

Anche (o forse soprattutto?) in ambito cattolico.

Esempio sciocco: già 100 anni prima della nascita di Galileo, il cardinale, matematico e astronomo tedesco Niccolò Cusano (1401-1464) aveva iniziato a fare studî molto intriganti…

…con il suo De docta ignorantia (finito di scrivere nel 1440) fu tra i primi ad ipotizzare che la materia dei corpi celesti potesse avere la stessa composizione di quella terrestre; tant’è che non escludeva l’esistenza di altri esseri viventi nello spazio (cfr. De docta ignorantia II, 12,171-172).

Niccolo Cusano

Cusano aveva anche intuíto (pur non riuscendo a provarlo matematicamente) che la terra non era al centro dell’universo e che si muoveva:

La terra che non può essere centro dell’universo, non può esser neppur priva di ogni movimento […] Siccome non è possibile che il mondo sia racchiuso tra un centro corporeo ed una circonferenza, esso rimane inconoscibile, in quanto il suo centro e la sua circonferenza sono Dio.

(NICCOLÒ CUSANO, De docta ignorantia II, 11,156)

Ok, la motivazione del ragionamento del Cusano è alquanto bislacca (la terra non sarebbe al centro dell’universo perché, se Dio è infinito, «il centro» e «la cironferenza» dovrebbe occuparli Lui)…

…però è interessante constatare che, quasi 100 anni prima di Copernico, un cardinale tedesco già iniziava a interrogarsi sulla posizione (e i movimenti) della terra nel cosmo.

3 • Niccolò Copernico, astronomo e matematico, presbitero e canonico

Il primo a parlare di eliocentrismo, in età moderna, è stato Niccolò Copernico (1473-1543), un astronomo e matematico polacco, nonché presbitero cattolico (Wikipedia alla mano, aveva pure una laurea in diritto canonico).

Copernico condusse le sue ricerche a Frauenburg (nella attuale Polonia).

Fu membro del capitolo di Varmia, nonché canonico (*)…

Niccolo Copernico canonico

…grazie a questa carica ecclesiastica riceveva uno stupendio, con il quale portava avanti le proprie ricerche (anche Galileo Galilei ebbe il ruolo di canonico, nel 1631, al capitolo cattedrale di Pisa) (cfr. F. MARCACCI – W.R. SHEA, Intervista a Galileo, Carocci, Roma 2015, p. 53).

4 • Niccolò Copernico e l’eliocentrismo

L’opera più importante di Copernico fu il De revolutionibus orbium coelestium (pubblicato nel 1543, anno della sua morte), nel quale l’astronomo teorizzava un modello planetario in cui il sole era “posto al centro” e gli altri pianeti gli ruotavano intorno.

Vi lascio qua sotto alcune delle righe che Copernico scrisse a mo’ di introduzione per la sua opera:

Dato che è proprio di tutte le buone arti allontanare dal vizio la mente umana e spingerla ad occupazioni migliori, questa [l’astronomia], a parte l’incredibile piacere intellettuale che procura, può ottenere questo effetto più pienamente. Chi infatti applicandosi a quelle cose che, poste in perfetto ordine, vede esser dirette dal governo divino, non sarebbe chiamato alla perfezione dalla loro continua contemplazione e da una certa familiarità, e non ammirerebbe l’artefice di tutto in cui è posta ogni felicità e tutto il bene? Invano infatti il divino salmista direbbe di essersi rallegrato per la creazione di Dio e di esultare per l’opera delle sue mani, se questi mezzi non ci conducessero, come un veicolo, alla contemplazione del sommo bene.

(reperibile in NICCOLÒ COPERNICO, La struttura del cosmo, nella traduzione di R. GIROLDINI, Olschki, Firenze 2009, p. 20)

In pochissime righe, Copernico dice che:

  • i fenomeni naturali sono mossi «dal governo divino»;
  • chi contempla l’ordine delle leggi del cosmo può scorgere – attraverso di esse – l’Artefice che le ha scritte;
  • il salmista Davide (*) faceva bene a rallegrarsi «per la creazione», perché lo stupore nei confronti di essa ci conduce «alla contemplazione del sommo bene» (cioè Dio).

(*) Nota per i babbani: questo è un riferimento al Salmo 19, tradizionalmente attribuito a Davide, il famoso re d’Israele…

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

(Sal 19,2-5)

scienziati atei

Il «De revolutionibus […]» era preceduto da una lettera, nella quale Copernico dedicava la sua indagine al papa Paolo III, augurandosi che il suo studio potesse portare «qualche vantaggio» alla Chiesa:

La matematica si scrive per i matematici, cui, se non m’inganno, questa mia opera apparirà portare qualche vantaggio anche allo stato [N.B. da intendere come “situazione”] della Chiesa, il cui principato è tenuto ora dalla tua Santità.

(NICCOLÒ COPERNICO, La struttura del cosmo, nella traduzione di R. Giroldini, Olschki, Firenze 2009, p. 17)

Nell’indagine dello scienziato polacco però mancava una prova del movimento della terra (*); Copernico infatti non aveva a disposizione strumenti per calcolare il rapporto della distanza tra la terra e il sole, né una serie di altre informazioni per poter dimostrare la veridicità del modello eliocentrico…

(*) (prova che – come vedremo la settimana prossima – mancò anche a Galileo)

A questa mancanza si aggiungevano poi alcuni errori: nel suo modello infatti, lo scienziato parlava di orbite circolari dei pianeti (e non ellittiche); inoltre ipotizzava la presenza di eccentrici ed epicicli nella traiettoria delle orbite.

Insomma, Copernico cercò un po’ di farsi tornare i conti

farsi tornare i conti

5 • Celio Calcagnini (che – porello – nessuno lo conosce)

Celio Calcagnini (1479-1541) era un umanista e diplomatico del Ducato di Ferrara… nonché sacerdote cattolico, canonico e protonotario apostolico.

Intorno al 1520 scrisse un opuscolo (dal titolo un po’ lungo: «Quod caelum stet, Terra moveatur vel de perenni motu Terrae») che contiene le sue considerazioni astronomiche alla luce dei dialoghi che ebbe con il cardinale Ippolito d’Este (pure lui interessato all’astronomia).

Nell’opera (tra le tante cose) Celio sostiene che:

  • la terra ruota sul proprio asse;
  • la volta celeste non le ruota intorno; infatti – stando alle sue osservazioni – per ruotare intorno alla terra, la volta celeste avrebbe dovuto avere una velocità troppo elevata

Sì, ok, il termine “troppo elevata” non è molto scientifico…

Celio Calcagnini

Insomma, il discorso si basava più su impressioni personali che non su osservazioni astronomiche…

…ma non è banale il fatto che:

  • oltre ai “famosi” Copernico e Galileo, c’erano tanti altri che si interessavano all’astronomia…
  • …molte di queste persone che ficcavano il naso nel mondo della scienza erano sacerdoti;
  • Calcagnini, nelle sue speculazioni, si è confrontato tranquillamente con un personalità di spicco della gerarchia ecclesiastica come Ippolito d’Este – alla faccia del fantomatico «oscurantismo» o «clima di terrore» causato dall’inquisizione…

Conclusione – E allora Galileo?

Ma allora, se tutto quel che ho scritto è vero (ed è vero), perché l’inquisizione ha condannato Galileo?

Il problema non era certo “la ricerca scientifica” (come avrete capito, leggendo i paragrafetti qui sopra, pieni di presbiteri astronomi, cardinali e protonotai apostolici che si dilettano a osservare il cielo, e così via…).

La Chiesa benediceva la scienza, le osservazioni sul movimento dei pianeti, sulla loro rotazione attorno al Sole o al proprio asse e via dicendo…

…il problema con Galileo non fu «scientifico», ma «teologico» (o, meglio ancora, «esegetico»).

In che senso?

Non mettiamo troppa carne al fuoco… come ho scritto sopra, se volete approfondire la «questione Galileo», ci ho dedicato due paginette specifiche:

sale

(Inverno 2020-2021)

Fonti/approfondimenti

Condividi sui social:

Ti piace il blog?


Clicca la tazzina per aiutarmi a farlo crescere!