Il combattimento contro gli scrupoli

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1 • I ristoranti stellati e la gente che muore di fame

Un paio di mesi fa, mi sono ritrovato in un liceo scientifico qui a Roma, a chiacchierare con una classe quinta.

Parlando del più e del meno con i ragazzi, uno di loro ha raccontato di essere stato pochi giorni prima in un ristorante stellato.

Neanche a dirlo, si è aperto un dibattito.

Un altro ragazzo infatti ha chiesto se fosse «giusto» o «sbagliato» spendere così tanti soldi per una cena.

Il liceo era in una zona di Roma molto benestante.

Quindi non mi sono stupìto quando i compagni di classe hanno cercato di giustificare la persona che era andata a mangiare a Milano da Cracco:

  • «Vabbè, ma se uno se lo può permettere…»
  • «D’altronde non è che ha buttato i soldi, ma li ha dati a qualcuno che fa un lavoro onesto…»
  • «Non esistono prezzi troppo alti… l’equilibrio tra la domanda e l’offerta crea prezzi che corrispondono esattamente al valore delle cose…»
  • «Che poi non è che paghi il cibo in sé, ma paghi l’esperienza…»
ristorante stellato

Ora.

Come dicevo ai ragazzi: mangiare al ristorante non è un’azione sbagliata «in sé»… ma basta questo per risolvere la questione?

È sufficiente rispondere alla domanda «che male c’è se mangio al ristorante stellato?» per stare a posto con la coscienza?

Ogni volta che nella vita usiamo come criterio di scelta la domanda «che male c’è…?», stiamo scegliendo al ribasso.

La vera domanda da porsi non è «che male c’è?», ma «che bene c’è?».

Quando è che scegliamo tra «bene» e «male»?

Quando la nostra coscienza non è ancora formata.

Un bambino piccolo sceglie tra «bene» e «male»:

  • «Do uno schiaffo al mio amichetto o non gli do uno schiaffo?»
  • «Gli rubo la merendina o non glie la rubo?»
  • «Gli presto i miei giochi o non glie li presto?»

Man mano che la coscienza si sviluppa, si spera che una persona smetta di scegliere tra «bene» e «male»…

…e inizî a scegliere tra un bene «minore» ed un bene «maggiore».

Ovvero – per tornare al dibattito che è nato in classe riguardo alla cena da Cracco – la domanda da porsi non è tanto se sia «bene» o «male»…

…ma piuttosto: «Premesso che andare a mangiare a un ristorante stellato non è una cosa cattiva in sé…»

«…ma…»

  • «…se fosse solo un capriccio di cui potrei fare a meno?»
  • «…se risparmiassi questi soldi, per un’esigenza che potrebbe presentarsi in futuro?»
  • «…se ci fosse qualche persona bisognosa nel mio condominio, che fa fatica ad arrivare a fine mese?»

2 • Gli scrupoli

Le domande con cui ho chiuso il precedente paragrafo, secondo me, sono domande buone.

Domande che mettono nel cuore una sana inquietudine.

Domande per rendere le scelte che faccio nella vita più belle… più buone… più vere…

Bene.

Che succede quando queste domande iniziano ad essere troppe?

Che succede quando questa inquietudine inizia ad essere NON sana?

Che succede quando queste domande si trasformano in scrupoli?

Ecco.

Nella paginetta di oggi voglio parlare delle persone scrupolose; cioè di quelle persone che, quando devono fare una scelta:

  • si fanno domande inquiete
  • si imparanoiano
  • temono di ferire gli altri
  • hanno paura di scontentare il prossimo
  • si preoccupano di trasgredire qualche principio etico (reale o presunto)
  • etc.

Le persone scrupolose, quando si trovano di fronte a scelte – spesso anche molto semplici – iniziano a rimuginare in modo irrequieto e a farsi tredici milioni di pippe mentali… non so:

  • un amico ti invita ad uscire la sera; tu però hai avuto una giornata pesante a lavoro e sei stanco; potresti dirglielo – anzi, non ci sarebbe nulla di male… ma hai paura che quella persona possa offendersi o rimanerci male se gli dai buca;
  • sei ospite a casa di amici; ti rendi conto che la cena fa schifo… lo dici? Non lo dici? Lo dici a mo’ di battuta? Dici che è la cena più buona che tu abbia mangiato in vita tua? (E se poi continuano a propinarti le stesse portate per anni?)
scrupoli con gli amici
  • stai per finire il liceo; sei indeciso se «seguire i tuoi sogni» – scegliendo un percorso molto particolare – oppure se seguire un percorso spendibile nel mondo del lavoro (ingegneria/economia/giurisprudenza)… e inizi a chiederti: fino a che punto è sano seguire i miei sogni? Dov’è la linea di confine tra la determinazione e la testardaggine? E se faccio la scuola di fumetti, ma poi non trovo un lavoro? E se finisco a vivere sotto i ponti? E se, al contrario, mi iscrivo a economia, e poi finisco per fare il colletto bianco infelice e frustrato per tutta la vita?
  • c’è un povero che chiede l’elemosina: glie lo dai un euro o no? E se con quell’euro si compra le sigarette? E se compra dell’alcol? E se fosse una bugia quella che ha scritto sul cartello, sul quale dice che ha «moglie e cinque figli»? E se invece fosse vero?

Ecco.

Cosa accomuna le persone che ho descritto in questi esempî?

Gli scrupoli.

3 • Gli scrupoli in àmbito spirituale

Quelli che ho elencato poco fa sono scrupoli della «vita di tutti i giorni».

I cristiani però sono campioni di un’arte che il mondo non conosce: gli scrupoli in àmbito spirituale.

Che significa «scrupoli in àmbito spirituale?»

Beh.

Una prima spiegazione si trova sulla Treccani:

Scrùpolo: [[dal lat. scrupŭlus] Incertezza di coscienza, inquietudine morale che porta a considerare come peccato o colpa ciò che tale non è, o a ritenere grave una mancanza anche lieve.

(TRECCANI, vocabolario online, voce «scrupolo)

Però proviamo a fare qualche esempio per capire meglio:

  • ci sono persone molto sensibili che dopo che si sono andate a confessare – nonostante siano state assolte – continuano a rimuginare sui proprî errori, non riescono a perdonarsi, e si macerano nei sensi di colpa;
  • ci sono persone che sono seriamente preoccupate di non trovare la propria vocazione o di non capire qual è la «volontà di Dio» sulla loro vita… e rischiano di non vivere con leggerezza i piccoli passi che la vita gli mette davanti ogni giorno, perché continuano a macerarsi in questo pensiero;
  • ci sono ragazzi che sono entrati in seminario, pensando (in modo più o meno esplicito) che «Dio ama tutti»… ma che «se divento prete», Dio mi amerà di più;
  • ci sono ragazze che hanno passato tanto tempo a dare una mano in parrocchia, alla Caritas, all’oratorio o in qualche altra attività «per il regno di Dio»… che quando si sono fidanzate per la prima volta, hanno iniziato a sentirsi in colpa, perché pensavano che il tempo che dedicavano al proprio ragazzo fosse «tempo sottratto a fare del bene»… e hanno mandato a monte la relazione;
  • etc.

Gli scrupoli nella vita spirituale spesso nascono da un desiderio buono:

  • l’amore per Cristo;
  • l’attenzione per il prossimo;
  • il desiderio di vivere con Dio una relazione radicale, e non piccolo-borghese;

…il problema è che questi desiderî sono mescolati con:

  • la mania del controllo
  • l’eccessiva meticolosità
  • un’idea di Dio non corrispondente alla realtà: un Dio duro, inclemente, intransigente
pensieri nevrotici

Come scrive il religioso francese Jacques Philippe (1947-…):

Quando qualcuno è lontano da Dio, l’Avversario lo tenta attirandolo verso cose non buone.
Quando qualcuno è vicino a Dio e desidera piacergli ed obbedirgli, il demonio lo tenta sia per mezzo del male (questo però si riconosce facilmente) sia, più frequentemente, per mezzo del bene.
Ciò signfica che egli si serve del nostro desiderio di fare del bene per turbarci.
Ci presenta come volontà di Dio certe opere buone, ma al di là delle nostre forze del momento, o un sacrificio che non è quello che Dio domanda e così via.
Tutto questo per scoraggiarci e farci perdere la pace!
Vuole persuaderci che non facciamo abbastanza o che quello che facciamo non lo facciamo per amore verso Dio, che il Signore non è contento di noi, ecc.
Egli suscita ogni sorta di scrupoli e inquietudini che noi dobbiamo semplicemente ingorare, gettandoci tra le braccia di Dio come dei bimbi.
Quando perdiamo la pace per ragioni simili a quelle appena dette, probabilmente vuol dire che il demonio ci mette lo zampino.

(JACQUES PHILIPPE, La pace del cuore, EDB, Bologna 2020, p.53-54)

I pensieri scrupolosi spesso sono pensieri moralisti.

Si basano su un principio etico (a volte reale… a volte costruito dai nostri sensi di colpa), per poi distorcerlo con inquietudini e preoccupazioni ansiose:

  • «Dovrei…»
  • «Sarebbe meglio se…»
  • «Avrei dovuto…»

Ogni cristiano dovrebbe sapere che il fine NON giustifica i mezzi!

Se prendiamo in considerazione…

  • un fine buono: servire Dio, servire il prossimo, aiutare alla mensa Caritas
  • un mezzo cattivo: il turbamento, la riduzione della libertà interiore, la perdita della serenità

…quello che otteniamo è un effetto cattivo.

[…] dobbiamo cercare il più possibile di camminare nella libertà interiore e nella pace e sapere riconoscere il demonio quando cerca di utilizzare i nostri buoni desideri per renderci inquieti.
Non lasciamoci trarre in inganno.

(JACQUES PHILIPPE, La pace del cuore, EDB, Bologna 2020, p.53)

4 • Gli abusi spirituali

Negli ultimi vent’anni, si è parlato molto degli abusi sessuali da parte di sacerdoti e religiosi.

Non fossero bastate l’inquisizione, le crociate, il caso Galileo, il rogo di Giordano Bruno, la falsa donazione di Costantino…

…gli scandali sessuali sono probabilmente la macchia più nera sulle vesti della chiesa…

preti e preti

Accanto agli abusi fisici, un tema altrettanto grave (ma spesso trascurato) è quello degli abusi spirituali.

Che significa «abusi spirituali»?

L’espressione può voler dire tante cose.

L’esempio più plateale che mi viene in mente è questo: fare una pessima esperienza di direzione spirituale, nella quale il padre spirituale fa leva (in modo più o meno esplicito) sugli scrupoli di una persona.

Come accennavo in quest’altra pagina del blog, un padre spirituale:

  • non è un guru;
  • non è una persona che fa le scelte al posto tuo nella tua vita;
  • non è uno che fa violenza alla tua coscienza;
  • non è qualcuno che sa qual è la volontà di Dio su di te;
  • non è la sibilla cumana.

Purtroppo invece il mondo è pieno di sacerdoti che si mettono a fare i guru

…se poi aggiungiamo il fatto che tanti cristiani sono scrupolosi per natura, la frittata è fatta.

Io stesso, quando mi sono avvicinato alla fede nei primi anni di università, ho fatto due esperienze di direzione spirituale abbastanza mediocri, con due sacerdoti con i quali mi sono reso conto che non riuscivo a fare discernimento in libertà proprio perché facevano leva sui miei scrupoli.

~

Un paio di mesi fa, mi è capitata sotto il naso un’intervista fatta a un sacerdote romano (*) sul tema degli abusi spirituali.

(*) (don Giuseppe Forlai, sacerdote romano classe ’72, direttore spirituale nel principale seminario di Roma)

Se avete tempo, cliccate il link dell’intervista e leggetevela per intero…

…in ogni caso, qui sotto vi riporto tre domande/risposte che mi sono sembrate molto interessanti:

Intervistatore: chi è a rischio manipolazione?
Don Giuseppe: I soggetti più a rischio sono le persone che hanno bisogno di molte conferme dal punto di vista affettivo e che cercano qualcuno che decida al posto loro, magari tirando in ballo la volontà divina.
Desiderano, cioè, uno sguardo paterno sulla loro vita, che conferisca il permesso di esistere, che invii all’anima un doppio messaggio: “Tu sei importante” e “non rischi nulla perché ci penso io”.
Il rapporto manipolatorio, infatti, non dà mai autonomia.
In chi arriva in seminario non abbiamo riscontrato casi di persone abusate fisicamente, ma spiritualmente sì, da parte di sacerdoti o guide carismatiche, anche laici, che hanno inculcato nei giovani la convinzione di avere la vocazione.
Dire “la volontà di Dio sulla tua vita è questa” è generalmente una forma di abuso spirituale.
E di questi casi, in undici anni, ne ho trovati non pochi, a occhio e croce direi due ogni dieci.
In seminario queste persone sono state responsabilizzate, hanno ricevuto gli strumenti per discernere e sono andate via da sole, appena hanno iniziato a respirare.
Ma ci sono state anche situazioni più difficili: se hai vissuto una paternità malsana, in cui sei stato convinto che Dio ti ama solo se diventi prete (e non sto esagerando), quando capisci che non è quello il tuo desiderio profondo, allora crolla tutto. Sono spesso ragazzi giovanissimi, molto legati a una figura di presbitero o animatore che non ha saputo misurare la propria autorevolezza nei loro confronti.

Intervistatore: Qual è il profilo del manipolatore?
Don Giuseppe: È una persona che vanta un rapporto privilegiato con Dio: “Io so…”, “nella preghiera ho capito che…”, “ho pregato tanto sulla tua situazione e so che il Signore vuole questo”.
Espressioni già considerate erronee e da evitare, come insegnava sant’Ignazio nella quindicesima annotazione dei suoi Esercizi.
I Padri del deserto ai figli spirituali davano solo le perle del Vangelo, con grandissima libertà.

Intervistatore: Ma come capire se si è manipolati?
Don Giuseppe: La prova è semplicissima. Il manipolatore non ti fa mai staccare da lui.
Se gli dici: “Sono anni che camminiamo insieme, sento il bisogno di parlare con quest’altra persona”, ed egli ti risponde “vai pure, sei grande abbastanza per decidere”, allora puoi stare sereno.
Al contrario, se inizia a trattenerti, magari tirando in ballo il Signore “che ci ha fatti incontrare”, allora bisogna diventare molto guardinghi.
La libertà nel distacco – nell’accompagnato e nell’accompagnatore – è la prova del nove.

(GIUSEPPE FORLAI, da un’intervista nel volume di aprile 2023 del mensile «Jesus»)

~

In un suo libricino sul discernimento, il monaco trappista belga André Louf (1929-2010) parlava del ruolo che deve avere il padre spirituale nella vita di una persona.

Usando una metafora semplice ma calzante, Louf diceva che nel cuore dell’uomo convivono:

  • un censore interiore
  • un maestro interiore

Compito del padre spirituale è quello di risvegliare il secondo, e di smorzare il primo:

[Quando parlo del censore interiore, mi riferisco a tutti gli] echi di ordini ricevuti in passato, di castighi che mi sono stati inflitti, di sensi di colpa dei quali sono stato caricato.
Questi elementi sono connessi all’immagine di mio padre ma anche a quella delle molte persone che dopo di lui ne hanno assunto il ruolo.
Tutto quello che nella mia vita ha a che fare con la virtù, con la correzione esterna è spesso praticamente sotto il controllo inconscio di questa istanza, di questo censore interiore.
Il rischio della relazione che si instaura nell’accompagnamento spirituale è che l’accompagnatore a un certo punto, senza rendersene conto, faccia intervenire il censore interiore invece di risvegliare il maestro interiore e, al di là della realtà psicologica che questi rappresenta, la guida dello Spirito santo, che è la sorgente stessa della libertà profonda del discepolo.
Al cuore di quest’ultimo si combatte un duello tra il suo censore interiore, che distrugge la vita, e il suo maestro interiore, che in ultima analisi è lo Spirito santo, datore di vita e sorgente di libertà profonda.
Se la guida spirituale arriva a identificarsi con il censore interiore che è all’opera al cuore di colui che egli vuole aiutare, la sua azione non potrà essere liberante: al contrario, sarà paralizzante. Non può trasmettere vita, anche quando cerca di lasciare libertà, quando dice: “Bravo! Va bene!”, o “Non c’è male!”.
Con interventi del genere egli si identifica con il censore interiore e non può comunicare una libertà autentica, perché continua a fare del moralismo: “Questo è permesso… questo è proibito… fai questo… non fare quello!”.
Prendiamo come esempio un caso limite, che ciascuno di noi prima o poi incontra: quello dello scrupoloso.
Lo scrupoloso tipico è uno che si trova interamente in balia delle direttive del suo censore interiore.

(ANDRÈ LOUF, «Discernimento: scegliere la vita», Qjqajon, Magnano (BI) 2017, p.62-63)

5 • Come combattere gli scrupoli?

Secondo l’antropologia cristiana, l’uomo è fatto di (*):

  • corpo
  • anima (psiche)
  • spirito (pneuma)

(*) (Per chi volesse approfondire, lo rimando a quest’altra paginetta del blog)

Ora forse dirò un’ovvietà.

Se qualcuno ha problemi di natura fisica, va da un medico.

Se qualcuno ha problemi di natura psicologica, va da uno psicologo, psicoterapeuta, psichiatra.

Se qualcuno ha problemi di carattere spirituale, va da un sacerdote.

Gli scrupoli in quale gruppo ricadono?

Beh.

Come dicevo prima, le persone scrupolose si fanno domande inquiete, hanno la mania del controllo, sono meticolose, si imparanoiano, spesso fino ad avere atteggiamenti ossessivo-compulsivi

body shaming

Ecco.

Questi aspetti dell’esistenza riguardano l’àmbito psicologico.

Quindi, se qualcuno mi dicesse che soffre molto per i proprî scrupoli, gli consiglierei caldamente di iniziare un percorso di psicoterapia (È una cosa bellissima… garantisco per esperienza personale! In quest’altra paginetta del blog, ho speso un paio di parole in più sulla psicoterapia)

~

Per gli scrupoli in àmbito spirituale invece, OLTRE a consigliare la psicoterapia, aggiungo un’altra cosa.

Come dicevo prima, questa tipologia di scrupoli riguarda:

  • la vocazione
  • la volontà di Dio
  • la confessione
  • i sensi di colpa
  • etc.

In questi casi, penso che un altro ottimo alleato sia un padre spirituale.

Ovviamente, intendo un buon padre spirituale. Cioè una persona che non alimenti il «censore interiore», ma ti aiuti ad incontrare Dio.

Se pensi che Dio sia un padrone severo…

Se pensi che Dio sia un giudice spietato…

Se pensi che Dio sia l’antagonista della tua vita…

Se pensi che Dio sia il poliziotto cattivo

…ti occorre qualcuno che ti aiuti ad accorgerti del vero sguardo di Dio su di te.

Qualcuno che ti voglia genuinamente bene, che ti dia una carezza, proprio quando hai pensieri scrupolosi.

Qualcuno che ti faccia capire col dolcezza che la maggior parte dei pensieri scrupolosi che hai sulla tua vocazione («Dio mi vorrà più bene se divento prete!» o simili) non hanno nulla di santo… anzi, puzzano di zolfo!

Conclusione

Insomma, riassumendo:

  • Sei una persona scrupolosa? Potresti chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta.
  • Hai scrupoli in àmbito spirituale? Oltre allo psicoterapeuta, un altro compagno di viaggio che mi terrei stretto è un bravo padre spirituale.

Poi, oh, facciamo a capirci: il terapeuta e il padre spirituale sicuramente possono dare una grande mano…

…ma secondo me, in questo «combattimento» serve più di un alleato.

Serve un amico, un’amica, il tuo fidanzato, la tua fidanzata, tua moglie, tuo marito…

Serve qualcuno a cui tu possa aprire il cuore, con cui condividere i pensieri scrupolosi.

Qualcuno da cui tu possa sentirti amato e voluto bene proprio nella tua fragilità e nei tuoi pensieri ossessivo-compulisivi.

Solo stando “ammollo” in questo sguardo buono (che poi è lo sguardo di Dio, che passa attraverso queste persone) si vincono gli scrupoli.

sale

(Estate 2023)

Fonti/approfondimenti

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