Come parla Dio? Anzi… Dio parla?

Condividi sui social:

1 • Il dio «vicino di pianerottolo»

Di tanto in tanto mi capita di sentire amici/conoscenti/suore/preti/laici che pronunciano frasi come queste:

  • «Ero un po’ in crisi su questa scelta, però Dio mi ha fatto capire cosa fare…»
  • «Ero con il sedere per terra, e Dio mi ha risollevato…»
  • «Dio mi ha fatto capire la strada giusta…»
  • «Dio mi ha guidato…»
  • «Dio mi ha parlato…»
  • «Dio mi ha detto…»

Di per sé non c’è nulla di male in queste frasi…

…però…

…vi confesso che, più di una volta, ascoltandole, mi sono infastidito.

Come mai?

Beh.

Come raccontavo nelle scorse settimane, negli ultimi anni mi è capitato più di una volta di ritrovarmi in periodi più-o-meno lunghi di aridità spirituale.

In quei momenti, una cosa che mi faceva veramente arrabbiare era questa:

  • io mi trovavo nel deserto: mi facevo domande sull’esistenza di Dio; lo cercavo, ma non lo trovavo; porgevo l’orecchio, ma sentivo solo silenzio; andavo a messa, pregavo, facevo adorazione eucaristica, e non percepivo nulla “dall’altro lato”
  • …mentre invece le persone che mi dicevano queste frasi, mi davano l’impressione di avere con Dio lo stesso tipo di rapporto che si può avere con un amico, con un parente…
dio vicino pianerottolo

Negli ultimi anni, ho percepito sempre più visceralmente che Dio è Mistero – non nel senso di «qualcosa che nun se po’ capi’», ma nel senso che spiegavo in quest’altra pagina del blog.

Ho sperimentato che Dio è (anche) Silenzio.

Che Dio è Caligine.

Oh rega’, famo a capisse: se Dio si è incarnato in Gesù Cristo, è ovvio che lo ha fatto per rendersi prossimo all’uomo.

Questo lo so bene.

Ciò che mi stona non è la prossimità di Dio…

…ma la troppa confidenza che si prendono alcune persone.

Non so.

Forse è un problema mio.

Ma a volte, quando qualcuno mostra questa complicità con Dio, da amiconi «culo e camicia»… mi fa salire un brividino di ateismo lungo la schiena.

2 • L’arte di farsi pippe mentali

Quando Dio rivela a Mosè i Dieci comandamenti, una delle prime cose che dice è:

«Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra»

(Es 20,4)

Nel libro «L’arte della buona battaglia», don Fabio Rosini commenta così queste righe:

L’espressione farsi un’immagine va presa sul serio, con il suo inquietante riflessivo che indica l’atto di concepire una riproduzione che parte da sé stessi ed è fatta per sé stessi.
L’immagine sarebbe autoctona, come già detto, e pur essendo materiale di produzione propria, diviene… più vera della realtà!

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.45)

Don Fabio è stato elegante, ed ha usato un giro di parole…

…se avesse voluto esprimere lo stesso concetto davanti a un gruppo di pischelli di Tor Marancia, forse avrebbe detto «non ti farai pippe mentali su Dio!».

Purtroppo, siamo un po’ tutti campioni nell’arte di «farci film» – in ogni àmbito della vita:

  • all’università
  • a lavoro
  • in palestra
  • in parrocchia
  • nelle amicizie
  • nelle relazioni affettive

I cristiani però hanno sbloccato un power-up

pippe mentali sul discernimento

Noi cristiani spesso abbiamo la capacità di unire i puntini “in un modo veramente creativo” (per non dire «in un modo passabile di TSO»), e poi li copriamo con una “spolveratina religiosa”.

Noi cristiani spesso facciamo un miscuglio tra:

  • strane coincidenze – un mal di pancia il giorno sbagliato, tre semafori rossi di fila, un brutto sogno il giorno del colloquio di lavoro;
  • pensieri scrupolosi«e se avessi dovuto fare quella cosa?», «e se non avessi dovuto fare quest’altra?», «e se poi me ne pento?»;
  • l’immagine «terribile» di Dio che abbiamo nella nostra testa – un “padrepadrone sadico”, che ha riempito casa di barattoli di Nutella… e di cartelli con scritto «vietato mangiare Nutella!».

Poi mescoliamo queste cose nella nostra testa, cerchiamo di fare ordine per conto nostro, e chiamiamo questa cosa «discernimento»… o (peggio ancora) «volontà di Dio».

Ecco.

Questa cosa che ho appena descritto non si chiama «discernimento», ma «pensiero magico».

Il pensiero magico è un processo mentale nel quale noi colleghiamo eventi/episodî/avvenimenti tra di loro, i quali però non sono legati da una relazione di causa-effetto.

I collegamenti vengono fatti in modo illogico: sulla base di somiglianze, affinità, analogie.

E alla fine accade che – a seconda del nostro stato d’animo – facciamo scelte di cui poi ci pentiamo, perché il più delle volte saranno basate:

  • su proiezioni e immagini fuorvianti, che ci siamo dipinti in testa da soli;
  • su «copioni» che abbiamo ereditato dalla famiglia, dalla cultura o da qualche serie tv.

3 • Come parla Dio?

C’è poco da fare, viviamo in un mondo razionalista.

Che tu sia cristiano, agnostico, ateo… sotto sotto sei un po’ razionalista.

Ovviamente lo sono anch’io (spesso dico agli amici che, in realtà, più che un «cristiano», sono un «agnostico praticante»).

Siamo tutti razionalisti.

E questo cosa comporta?

Facciamo un esempio pratico.

Se provo a immaginare un amico che mi parla, penso alla sua fisionomia, il suo volto, occhi, naso, bocca, due labbra che si muovono, dalle quali esce un suono.

Se provo a immaginare uno sconosciuto che mi parla, inventerò nella mia testa una persona con un volto, occhi, naso, bocca, due labbra che si muovono, dalle quali esce un suono.

E se provo a immaginare Dio che mi parla?

Come me lo immagino?

Un volto enorme? Una bocca gigante?

dio parla come parla dio

Insomma, visto che non riusciamo a immaginarcelo, pensiamo che il fatto che Dio ci parli sia «irrazionale».

Ora.

Proviamo a fare un gioco (possono farlo anche i non credenti).

Facciamo finta per un secondo:

  • che Dio esista per davvero
  • …e che però non sia immediatamente percepibile dagli uomini

Se le cose stessero realmente così, come potrebbe parlarci Dio?

Quale sarebbe un modo in cui potrebbe dirci qualcosa – pur rimanendo nascosto?

Quali sarebbero le «parole» che Dio ci rivolge?

Purtroppo, l’espressione «parola di Dio» puzza di incenso, preti e clericalismo.

Quando sentiamo qualcuno che nomina la «parola di Dio», istintivamente pensiamo alla Bibbia o al Vangelo.

In realtà però, la Chiesa insegna che la prima «parola» che Dio rivolge ad ogni essere umano (credente o meno) non è il Vangelo, ma ciò che accade a quella persona nella sua vita.

Dio parla all’uomo nella sua storia personale.

A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare:

  • «Ma scusa, Sale… nel paragrafo precedente hai preso in giro chi si fa film mentali sui mal di pancia, le giornate no, i brutti sogni… e ora mi vieni a dire che Dio mi parla “nella mia vita”?»
  • «Cioè… Dio c’entra o no con le cose che mi capitano di giorno in giorno?»
  • «Come devo interpretare le cose belle e brutte che mi capitano?»

Allora.

È chiaro che se Dio esiste – essendo per definizione onnipotente – può servirsi di QUALSIASI evento nella mia vita per “interpellarmi”.

Lo stesso Gesù, nel Vangelo, rimprovera i farisei e i sadducei perché non sanno interpretare i segni dei tempi (cfr. Mt 16,3).

Il problema però è che molti cristiani – anziché «interpretare i segni dei tempi» – spesso danno voce a un miscuglio tra timori, ansie, scrupoli, paura e pensiero magico.

Dio non parla “in modo esoterico”:

  • se becchi tre semafori rossi di fila prima di un colloquio di lavoro, molto probabilmente sono SOLO tre semafori rossi;
  • se ti si buca una gomma della macchina il giorno del tuo primo appuntamento, molto probabilmente è SOLO una gomma a terra;
  • se ti cade la Bibbia per terra e si apre sul quinto capitolo della Genesi, molto probabilmente non ti servirà a nulla farti pippe mentali sul fatto che Adamo generò Set, che generò Enos, che generò Kenan, che generò Maalalèl, che generò Iered, che generò Enoc, …
  • etc.

La capacità di saper «leggere i segni dei tempi» di cui parla Gesù, è una cosa molto più seria.

Non si improvvisa.

Così come non si improvvisa la capacità di saper fare discernimento nella propria vita.

Non è qualcosa di innato.

È una dote che si apprende da qualcuno che è più avanti nel cammino (per chi volesse approfondire la questione, in quest’altra paginetta del blog avevo parlato del padre spirituale).

La Chiesa insegna che Dio parla nella vita di ciascuno.

Ed è molto creativo nel farlo.

Ma (il più delle volte) lo fa in modo molto più discreto di quanto la gente pensi:

Come parla Dio?
C’è più di una risposta a questa domanda, vale a dire che Dio comunica con noi in molti modi, ma per quanto riguarda la vita interiore bisogna rispondere con un’affermazione che dice e non dice: nel profondo.
Questo profondo è anche il luogo da cui noi comunichiamo con Lui, come dice il Salmo: «Dal profondo a te grido, o Signore» (Sal 130,1).
Sostanzialmente lo Spirito santo visita il profondo del nostro essere dando ispirazioni, consolazioni, correzioni, esortazioni, intuizioni, aperture, ricordi, connessioni e tanto altro.

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.23)

O per dirla con le parole del mistico fiammingo Jan van Ruusbroec (1293-1381):

Il vero Dio non è quello della cui esistenza la ragione si è persuasa, né quello degli slanci di generosità.
Come Jan van Ruusbroec ha saputo magnificamente esprimere, è il Dio che viene a noi “dall’interno verso l’esterno” (JAN VAN RUUSBROEC, De ornatu spiritualium nuptiarum b1492, a cura di J.ALAERTS, CCCM 103, Turnhout 1988, p. 470) o “il Dio che si percepisce nel cuore” di Blaise Pascal.
È il Dio che si manifesta a partire dall’interno, il Dio la cui verità “si sente”.

(ANDRÈ LOUF, Discernimento: scegliere la vita, Qjqajon, Magnano (BI) 2017, p.70)

Che significa questa cosa?

4 • Tre tipi di pensieri

Continuiamo a far finta che Dio esista…

…e che parli “nel profondo”.

Bene.

Come facciamo a capire quando è proprio Lui che parla?

Nella tradizione della Chiesa, ci sono stati molti santi che hanno parlato del discernimento

…il più famoso di questi è probabilmente Ignazio di Loyola (1491-1556), il religioso spagnolo fondatore della Compagnia di Gesù.

Secondo Ignazio esistono in noi tre tipi di pensieri (cfr. Esercizî spirituali, 32,2-3):

  • quelli che derivano unicamente dalla nostra libertà
  • quelli che provengono da Dio
  • quelli che provengono dal Nemico

I primi sono i pensieri più ordinarî:

  • decido di fare la spesa;
  • mi organizzo la settimana di lavoro;
  • valuto se è arrivato il momento di passare l’aspirapolvere per casa;
  • considero di andare a buttare l’immondizia;
  • pianifico un’uscita con gli amici.

Invece…

che vuol dire che alcuni pensieri «provengono da Dio» ed altri «provengono dal Nemico»?

dialoghi interiori discernimento

Focalizziamoci sui pensieri che vengono dal Nemico.

Sperando di non deludere nessuno, dico subito che questi pensieri…

  • non puzzano di zolfo;
  • non fanno uscire fuori il fumo dalle orecchie;
  • non sono accompagnati da una colonna sonora black metal;
  • non fanno spuntare le corna;
  • non fanno fare la cacca blu;
  • non portano con sé nessuna atmosfera da inferno dantesco.

Cos’è che li caratterizza?

Stando ai varî asceti, anacoreti e maestri di discernimento della tradizione cristiana, i pensieri che vengono dal Nemico

  • tendono a farci vedere tutto in funzione del nostro ombelico;
  • sono pensieri ego-centrati ed ego-riferiti;
  • si basano su assolutizzazioni o su banalizzazioni: o carichiamo eccessivamente di pathos alcuni avvenimenti, oppure li prendiamo sotto gamba e li sottovalutiamo;
  • sono pensieri possessivi;
  • fanno attaccare il cuore al lavoro, ad un hobby, ad uno scatto di carriera, alla moto, al «mio tessssoroooo»;
  • fanno stare nelle relazioni in modo morboso – vorremmo tenere le persone a cui diciamo di volere bene nelle nostre grinfie;
  • ci fanno prendere per «verità oggettiva» la nostra percezione della realtà (che invece spesso si basa su sensazioni ed umori ballerini);
  • altre volte, al contrario, si basano su uno sguardo talmente “freddo” e razionalista sulla realtà, da farci cadere nel cinismo;
  • sono pensieri contorti ed arzigogolati;
  • si basano sulla paura.

(cfr. FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.23, 26-27, 38-41)

Invece i pensieri che vengono da Dio, che caratteristiche hanno?

Viene da sé che avranno caratteristiche diametralmente opposte ai precedenti.

I pensieri ispirati da Dio…

  • sono lineari: «il sentiero del giusto è diritto, / il cammino del giusto tu rendi piano» (Is 26,7);
  • liberanti;
  • non sono moralisti;
  • non sono impositivi;
  • sono creativi;
  • aprono nuove strade… o suscitano serenità e fiducia nel continuare a percorrere la strada sulla quale stiamo camminando.

(cfr. FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.27)

Last but not least:

Il sentiero interiore dei pensieri angelici è tale da renderli comprensibili e, se qualcuno ci chiede conto di quel che ci hanno “detto”, non servono tante parole per spiegarli.
Quando ne servono troppe – o si arriva a dire questo lo posso capire solo io – la cosa non quadra per un semplice motivo: lo Spirito Santo è amore e l’amore per sua natura è comunicazione, anzi è la vetta della comunicazione.
Lo Spirito Santo, che è amore, è semplice, non è esoterico, occulto, involuto, tortuoso, ma solare, nitido, lineare.

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.27)

5 • Fare discernimento sui pensieri

Sapete cos’è che mi ha fatto più soffrire, nel mio percorso di discernimento?

No, non sono state le cadute o gli errori…

E neanche tutti quei bivî nei quali ho imboccato la strada sbagliata…

discernimento pali in faccia

La cosa che più mi ha fatto soffrire nel mio percorso di discernimento sono i pensieri scrupolosi… e in particolare, quelli relativi alla “vocazione”:

  • «Sarà questa la mia strada?»
  • «Sarà questa la persona giusta?»
  • «E se in realtà Dio mi guardasse male se sto con questa persona?»
  • «E se Dio pensasse che sono un “piccolo borghese” per il fatto che desidero sposarmi?»
  • «E se Dio pensasse che sono un egoista se non vado in missione nei paesi del terzo mondo?»
  • «E se per compiacere Dio io dovessi rinunciare ai miei desiderî?»

Ci ho messo tantissimo Ci sto mettendo tantissimo a fare esperienza del fatto che la fede cristiana non è questione di sacrifici e mortificazioni (ne parlavo anche in quest’altra paginetta del blog)…

Ci ho messo tantissimo Ci sto mettendo tantissimo a fare esperienza del fatto che Dio non è un padrone cattivo, un giudice severo o l’antagonista della mia felicità (di questo invece parlavo in questa paginetta).

Nei primi secoli, ci sono stati molti autori cristiani che hanno scritto fiumi di righe per aiutare i loro discepoli in questo tipo di “combattimento”.

Uno di questi è Evagrio Pontico (345-399), un monaco ed asceta, che è vissuto in Egitto, insieme ad altri padri del deserto.

Uno dei temi più ricorrenti negli scritti di Evagrio è il combattimento contro i pensieri:

Sii portiere del tuo cuore, non lasciare entrare alcun pensiero senza interrogarlo.

(EVAGRIO PONTICO, Contro i pensieri malvagi. Antirrhetikós, Qiqajon, Magnano (BI), p.38)

Che significa che bisogna «interrogare» i pensieri?

Significa che bisogna riconoscerne:

  • l’origine
  • la destinazione
  • la reazione

Cioè?

Partiamo dall’«origine».

Ecco cosa scrive don Fabio:

L’interrogazione da fare ad ogni pensiero è sull’origine: Questo pensiero da chi viene? Dallo Spirito Santo o dal nemico?
Certe volte basta fare la domanda perché uno si risponda: Questo, lo Spirito Santo, non me lo potrebbe mai dire! Bene, siamo già liberi dall’inganno.
Può aiutare, nell’interrogazione di un pensiero, provare a chiedersi cosa abbia generato quel pensiero e in quale contesto sia nato. Spesso ripercorrere il filo mentale che ha portato ad un certo pensiero lo rivela per quel che è.

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.60-61)

Mhh.

E cosa posso fare se non riesco a capire bene qual è l’origine di un pensiero?

Se non è chiara l’origine, Evagrio suggerisce di interrogarsi sulla «destinazione» di un pensiero:

Quando non si vede patentemente che il pensiero è un inganno interrogando la sua origine, allora si passa ad un altro aspetto della stessa domanda, la più importante, quella sulla destinazione: Se io seguo questo pensiero, dove mi porterà? Dove vado a finire se gli obbedisco? L’esito di che tipo sarà?

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.60-61)

«Sale, possiamo fare qualche esempio?»

Allora.

Continuiamo a far finta che Dio esista.

Se Dio esiste, quali sono i pensieri che certamente non hanno origine da Lui, o che mi portano in una direzione lontana da Lui?

Penso che a questa domanda potrebbe rispondere anche un ateo che abbia letto il Vangelo con un minimo di onestà intellettuale:

  • Può mai venire da Dio un pensiero cinico?
  • Può mai venire da Dio un pensiero che ti porti a maledire il contesto in cui vivi?
  • Può mai venire da Dio un pensiero che ti porti a credere che «ormai la felicità te la sei lasciata alle spalle»?
  • Può mai venire da Dio il pensiero che «ormai ti sei giocato quest’ultima possibilità e non ne avrai altre»?
  • Può mai venire da Dio un pensiero che ti porti a disperare del futuro?
  • Può mai venire da Dio il pensiero mortifero del «mai ‘na gioia»?

Se poi non fosse sufficiente interrogarsi sull’origine o sulla destinazione dei pensieri, possiamo considerare qual è stata la «reazione» che abbiamo avuto di fronte ad un pensiero:

Nell’interrogazione non c’è solo da verificare l’origine di un pensiero e la sua mèta, ma anche la sua reazione. Ossia?
Lo Spirito Santo è amore, e in quanto amore accetta la libertà dell’altro, e questo cosa vuol dire?
Che chi ama accetta di non essere accolto, o in altre parole, allo Spirito Santo puoi dire di no.
Perché non è orgoglioso… se ad un pensiero secondo lo Spirito gli chiedi: ma tu sei veramente sano, buono, vieni dal bene, porti al bene? Lui accetta di essere messo in questione, non è spocchioso, è semplice, è umile, è amore.
Ti risponderà interiormente lasciandosi mettere in esame.
Anzi gli darai occasione per mostrare la sua luce.
Ma il nemico non ha le qualità appena citate, e se metti sotto interrogatorio una sua suggestione, sentirai dentro una reazione, proverai ira o confusione o passionalità, non ci potrai dialogare serenamente.

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.62-63)

Che significa che un pensiero indotto dal Nemico «produce confusione o passionalità»?

Lo stile di Dio è la delicatezza, la pacatezza, la serenità.

Dio è mite – sia quando vuole consolare, che quando vuole correggere:

  • la felicità che viene da Dio scalda il cuore (cfr. Lc 24,32), senza scadere nell’esuberanza, nell’euforia o nel cringe;
  • la tristezza che viene da Dio (quella che ti viene se stai percorrendo una strada «non tua») non ti atterrisce, ma ti sprona con dolcezza a imboccare la strada giusta.

Al contrario, il Nemico è…

  • confusionario;
  • ingarbugliato;
  • moralista;
  • se sei felice, ti fa sentire in colpa e ti fa salire la sindrome dell’impostore;
  • se le cose ti stanno andando bene, ti fa stare con la guardia alzata perché «l’inculata è dietro l’angolo»;
  • ti fa andare alla Caritas ad aiutare i poveri non per carità cristiana, ma facendo leva sui tuoi sensi di colpa;
ammirazione altrui

Conclusione

Più che una conclusione, questo è un «post scriptum».

Riprendiamo la frase di Evagrio che ho citato prima:

Sii portiere del tuo cuore, non lasciare entrare alcun pensiero senza interrogarlo.

(EVAGRIO PONTICO, Contro i pensieri malvagi. Antirrhetikós, Qiqajon, Magnano (BI), p.38)

Ho il sospetto che – dopo aver letto questa frase – qualcuno possa aver pensato: «Ma scusa, Sale! Ma come faccio a controllare OGNI pensiero che mi passa per il cuore? Non è un po’ esagerato?».

Un comportamento del genere non sarebbe solo esagerato… ma nevrotico (a chi fosse incline a questo tipo di “controllo” sui propri pensieri, suggerirei di fare una chiacchierata con uno psicoterapeuta; no, non è una battuta… uno dei lavori più fecondi che si possono fare in psicoterapia è proprio quello per sgonfiare tante pippe mentali e tendenze nevrotiche nelle quali tendiamo a cadere, senza neanche rendercene conto!).

Evagrio però non sta dicendo questo!

Come spiega don Fabio:

Sia chiaro: non si tratta di mettersi a esaminare ogni pensiero che passa per la testa, perché si diventa scemi.
Badiamo bene a quel che dice Evagrio:
«Sii portiere del tuo cuore, non lasciare entrare alcun pensiero senza interrogarlo» (Ibidem).
Sta parlando dei pensieri che entrano nel cuore ovvero i pensieri che stanno prendendo il centro dell’essere, non i passanti ma quelli che vogliono entrare in casa, che si pongono come rilevanti, importanti, centrali.

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.64)

E niente.

Questo è quanto.

sale

(Estate 2023)

Fonti/approfondimenti

Condividi sui social:

Ti piace il blog?


Clicca la tazzina per aiutarmi a farlo crescere!