Cristo è riMorto (?)

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1 • Cento!

Ebbene sì, quella di oggi è la centesima pagina del blog!

*SILENZIOIMBARAZZATO*

Arrivati a questa cifra tonda, mi sembra il momento perfetto per fare coming out

*ALTROSILENZIOIMBARAZZATO*

…no, non mi riferisco ai gusti sessuali (state tranquilli: mi piace la patata).

In realtà vorrei mettere nero su bianco alcuni pensieri che mi sono passati per il cuore negli ultimi anni, a partire dall’estate del 2020.

Partirei da una frase dello scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948), che citavo nella prima puntata di «Osteria der Vaticano» (la trovate su Spotify):

La mia fede consiste in 24 ore di domande al giorno, meno un minuto di certezza. E questo mi basta.

(GEORGES BERNANOS, citato in VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul cristianesimo: sei tu il Messia che deve venire?, Torino, Società editrice internazionale 1987, p.21)

Ecco.

Negli ultimi tre anni ci sono stati giorni in cui mi è mancato anche quel minuto.

Ci sono state settimane in cui ho sentito una grandissima aridità spirituale.

E ci sono stati mesi in cui mi sembrava che questo maledetto deserto non finisse mai.

A volte ho avuto la bocca talmente impastata di polvere che mi sono domandato se credessi ancora in Dio.

Mi sono chiesto se questo fiume di parole che ho scritto sul blog negli ultimi sette anni avesse una parvenza di senso.

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Ci sono stati giorni in cui avevo in mente milioni di motivi per i quali Dio avrebbe potuto non esistere: i terremoti, le guerre, le sofferenze piccoli e grandi di tanti miei amici, alcune relazioni che mi hanno lasciato un paio di cicatrici di troppo.

Ci sono giorni in cui mi domando se Gesù sia veramente il Logos coeterno al Padre.

Giorni cui mi chiedo se Cristo sia davvero risorto.

Perché, come diceva giustamente Paolo:

Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede.

(1Cor 15,17)

Se Cristo non è risorto, è inutile che stiamo qui a farci le pippe a vicenda.

Se Cristo non è risorto, non mi interessa nessun discorso sulla bontà, la misericordia o la carità.

Se Cristo non è risorto, non siamo «tutti fratelli»… anzi, vorrei spaccare i denti alla metà delle persone che conosco.

Se c’è una cosa in cui non ho mai creduto, è quel tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto, che molti chiamano «umanesimo laico».

2 • La mia poesia preferita

Ah, comunque il titolo di questa paginetta è una citazione da una poesia della «scapigliatura» (il preludio alla raccolta «Penombre», di Emilio Praga).

Per chi non lo sapesse, la scapigliatura è un “movimento” letterario italiano della seconda metà dell’800.

Le poesie degli scapigliati mi piacciono da morire.

Mi ritrovo in molte delle loro rime.

Riescono a cogliere bene l’inquietudine.

La lacerazione del cuore.

Quella sensazione di «già» e «non ancora» che mi porto dentro da un po’ di tempo.

La frustrazione dovuta al divario tra «ciò che sono» e «ciò che vorrei essere».

La sensazione che nella realtà «c’è qualcosa che non mi torna» (e che non so se mi tornerà mai).

Non a caso, la mia poesia preferita è «Dualismo», di Arrigo Boito (1842-1918), letterato, librettista e compositore italiano, nonché membro della scapigliatura.

Se non conoscete la poesia – e se volete seguire il filo di ciò che sto per scrivere – vi suggerisco di cliccare questo link per leggervela con calma, prima di proseguire la lettura di questa paginetta (ci mettete al massimo due minuti).

Fatto?

L’avete letta?

Secondo me «Dualismo» di Arrigo Boito descrive alla perfezione uno dei temi che più mi stanno a cuore: il peccato originale.

Aproechiudoparentesi: come provavo a spiegare in quest’altra paginetta del blog, molte persone credono che il racconto del peccato originale parli di un Dio geloso del suo giardino, un serpente liberatore e di una mela capace di emancipare l’uomo e la donna dalla sottomissione di Dio per mezzo della conoscenza… ebbene, NO!

Se pensate questo, non avete capito nulla del peccato originale! Ora però non torno sulla questione, perché ci ho già scritto un fiume di parole nella pagina che ho linkato.

Chiariamo subito una cosa: Arrigo Boito non era cristiano.

Non voglio canonizzarlo o mettergli in bocca cose che non ha detto…

…però (come accade per tutti i veri poeti) penso che nelle sue poesie ci sia molto più di quanto lui abbia voluto scrivere esplicitamente.

Secondo me, già dai primi versi di Dualismo, Boito descrive alla perfezione il cuore dell’uomo (quasi meglio di quanto abbia fatto san Paolo in Rm 7,15-25):

  • luce / ombra
  • angelica farfalla / verme immondo
  • caduto cherubo / demone che sale
  • bestemmia / angelo

Boito descrive benissimo quella ambivalenza che spesso sperimento: un giorno do una carezza a mia nipote di due anni, e sento il profumo buonissimo della sua meravigliosa testolina roscia… e il giorno dopo vorrei lanciare una panca della chiesa contro il tabernacolo e urlare a Dio tutta la mia rabbia per il suo silenzio.

Ecco perchè la torbida
Ridda de’ miei pensieri,
Or mansüeti e rosei.
Or vïolenti e neri.

(ARRIGO BOITO, Dualismo, versi 22-25, in Id., Il libro dei versi, Mucchi Editore, Modena 2008, p.51)

Dopo la carrellata di ossimori, iniziano i versi in cui sembra quasi che Boito stia parafrasando le parole che il Serpente dice ad Adamo ed Eva:

O creature fragili
Dal genio onnipossente!
Forse noi siam l’homunculus
D’un chimico demente,
Forse di fango e foco
Per ozïoso gioco
Un buio Iddio ci fé.

E ci scagliò sull’umida
Gleba che c’incatena,
Poi dal suo ciel guatandoci
Rise alla pazza scena,
E un dì a distrar la noia
Della sua lunga gioia
Ci schiaccerà col piè.

E noi viviam, famelici
Di fede o d’altri inganni,
Rigirando il rosario
Monotono degli anni,
Dove ogni gemma brilla
Di pianto, acerba stilla
Fatta d’acerbo duol.

(ARRIGO BOITO, Dualismo, versi 29-49, in Id., Il libro dei versi, Mucchi Editore, Modena 2008, p.51-52)

Leggete questi versi, e poi pensate ai versetti del terzo capitolo di Genesi quando il Serpente prende la parola.

Le stesse parole.

Così cinicamente seducenti.

Così ingannevolmente suadenti:

  • «E se Dio fosse un infame?»
  • «E se Dio fosse un demiurgo cattivo?»
  • «E se fossimo il suo giocattolo, con cui si diverte di nascosto?»
  • «E se la preghiera fosse una gigantesca fregnaccia, una colossale perdita di tempo?»
dio cattivo

Ora.

Ironia a parte.

Boito secondo me riesce a cogliere perfettamente la fragilità e la contraddizione umana.

Il fiume di pensieri ansiosi e tristanzuoli (quelli che Evagrio Pontico chiamava dialoghismói, ovvero tutti quegli pseudo-ragionamenti interiori, che vengono dal Nemico).

Gli sbalzi di umore che mi fanno digrignare i denti dall’oggi al domani, se capita qualcosa di diverso da quello che mi ero immaginato.

Questa è la vita! l’ebete
Vita che c’innamora.
Lenta che pare un secolo,
Breve che pare un’ora;
Un agitarsi alterno
Fra paradiso e inferno
Che non s’accheta più!

(ARRIGO BOITO, Dualismo, versi 99-105, in Id., Il libro dei versi, Mucchi Editore, Modena 2008, p.55)

Ho conosciuto più di una persona che è rimasta scottata da una delusione o da una ferita.

Persone che hanno messo Dio al banco dell’accusa, chiedendoGli di giustificarsi (anch’io l’ho fatto molte volte).

Alcune persone, seguendo questo filo di pensieri, hanno smesso di credere in Dio.

Sento una grande tenerezza per chi ha perso la fede.

Ci sono stati giorni in cui, contemplando l’Abisso, ho pensato: «Se continua così, il prossimo sono io…».

Ci sono stati giorni in cui mi sono chiesto per quanto ancora sarei “rimasto in equilibrio”, come il funambolo che descrive Boito:

Come istrïon, su cupida
Plebe di rischio ingorda,
Fa pompa d’equilibrio
Sovra una tesa corda […].

(ARRIGO BOITO, Dualismo, versi 106-109, in Id., Il libro dei versi, Mucchi Editore, Modena 2008, p.55)

3 • Il blog

Quando ho aperto il blog, sotto sotto pensavo che avrei guadagnato qualche “punto paradiso”

cavaliere di rohan mestruazioni

Mi ero pure scervellato di trovare un nome per il blog che suonasse bene.

Ogni tanto ci ripenso e mi vergogno un po’.

A volte di «salato» sento ben poco.

A volte mi capitano sotto il naso vecchie pagine del blog, e mi sembrano materia fecale.

~

Un paio di anni fa ho letto una frase del biografo greco antico Plutarco (46/48-125/127).

È tratta dalle Vite parallele:

Ho preso a scrivere le vite per rendere un favore agli altri, ma poi ho continuato ed insistito nella scrittura per me stesso, tentando, tramite la Storia, come in uno specchio, di abbellire in qualche modo e conformare la mia vita alle virtù di quegli uomini illustri.

(Questo è l’originale greco, per i nerd: ἐμοὶ τῆς τῶν βίων ἅψασθαι μὲν γραφῆς συνέβη δι᾽ ἑτέρους, ἐπιμένειν δὲ καὶ φιλοχωρεῖν ἤδη καὶ δι᾽ ἐμαυτόν, ὥσπερ ἐν ἐσόπτρῳ τῇ ἱστορίᾳ πειρώμενον ἁμῶς γέ πως κοσμεῖν καὶ ἀφομοιοῦν πρὸς τὰς ἐκείνων ἀρετὰς τὸν βίον)

(PLUTARCO, Le vite di Emilio Paolo e Timoleonte, I)

La frase di Plutarco mi ha fatto sorridere…

…e mi ha fatto pensare che – da un certo punto di vista – anche con il blog è accaduta la stessa cosa: non è servito (principalmente) agli altri, ma a me – per fare un po’ d’ordine nel mio cuore.

In che senso?

Nel senso che…

  • parlare del consumismo mi ha fatto pensare a tutti gli àmbiti della mia vita nei quali vivo come un borghese capriccioso;
  • scrivere la paginetta sulla castità mi ha aiutato a capire che la verginità non è (principalmente) una condizione fisica, ma un modo di guardare la realtà – un modo con cui io vorrei guardare la realtà;
  • parlare della santità mi ha fatto interrogare sul fatto che la «grazia» per essere santi non è qualcosa che produco da me, rimboccandomi le maniche;
  • scrivere la paginetta sulla tristezza mi ha fatto riflettere sul fatto che, molto spesso, quando sono triste e faccio il piagnone (attività nella quale ho vinto un oro olimpico a Rio nel 2016), c’è una mia responsabilità se seguo il filo dei pensieri neri in cui mi macero;
  • e così via…

Domanda da un milione di dollari: rimuginare su tutte queste cose ha risolto i miei problemi?

Ovviamente no.

Avere uno sguardo più lucido sui miei vizî non significa uscirne fuori.

Avere uno sguardo più lucido sulle mie difficoltà non significa risolverle.

Avere uno sguardo più lucido sulle mie ferite non significa guarirle.

Questo perché la conoscenza non salva.

Ho letto tante pagine di Evagrio Pontico, di Giovanni Cassiano e di altri autori che parlano del combattimento contro la tristezza

…ma ci sono giorni in cui seguo lo stesso il filo dei pensieri cinici, maledico Dio e vedo tutto nero.

Cioè, per dirla con Boito:

Ma poi, se avvien che l’angelo
Fiaccato si ridesti,
I santi sogni fuggono
Impäuriti e mesti;
Allor, davanti al raggio
Del mutato miraggio,
Quasi rapito, sto.

(ARRIGO BOITO, Dualismo, versi 78-84, in Id., Il libro dei versi, Mucchi Editore, Modena 2008, p.54)

A volte il silenzio di Dio è stato così intenso che avrei potuto tagliarlo con un coltello.

Altre volte, temevo che Cristo fosse rimasto a marcire nella tomba.

Insomma, ho sentito quella cosa che descrive benissimo il monaco Divo Barsotti (1914-2006):

La solitudine estrema dell’uomo, che si sente abbandonato da tutti e perfino da Dio, è la pena più grave.
[…]
Non vi è pena più dolorosa della solitudine metafisica dell’uomo: quella è veramente l’inferno.
Tutto il male fisico, tutto il male psicologico è nulla in paragone.
Noi non riusciamo a renderci conto di cosa voglia dire questo oblio di Dio, questo essere dimenticati da lui.
Già Origene scrisse che l’inferno è questo oblio di Dio.
[…]
Tutte le anime che hanno conosciuto le purificazioni passive dello spirito – non quelle del senso – hanno provato questa suprema pena, la più grave di tutte, quella cioè di sentire che non c’è più nessuna cosa che ti sostenga, quella di precipitare veramente nel nulla.
Dio è assente, non c’è più, e tu per chi, per che cosa vivi?

(DIVO BARSOTTI, Meditazione sul libro di Giobbe, Queriniana, Brescia 2001, p.57)

~

Negli ultimi tre anni, di tanto in tanto, mi è capitato di condividere alcuni di questi pensieri in alcune storie sul profilo di Instagram di Salesalato.

A volte ho ricevuto delle risposte che mi hanno veramente spiazzato – in positivo.

Dei messaggi bellissimi – da parte di emeriti sconosciuti; mi hanno consolato così tanto che ho fatto lo screenshot delle conversazioni, in modo da averli nella galleria delle foto del cellulare, per potermeli andare a rileggere di tanto in tanto.

Una persona l’anno scorso mi ha scritto questo messaggio:

Ciao Sale.
Scusa il disturbo, spero di non infastidirti.
Mia moglie mi ha parlato delle tue storie di oggi e sono andato a vederle.
Mi ha molto toccato ciò che hai detto sull’aridità.
Mi dispiace molto per la difficoltà che vivi.
Volevo solo dirti che a me è capitato di perdere la fede in Dio.
Una cosa terribile, un dolore indicibile per cui si perde il sonno e la forza di studiare o lavorare.
Pensavo solo a Dio e non riuscivo a convinermi che ci fosse… ma della vita senza di Lui io non so che farmene.
Sono finito a dover fare una terapia psichiatrica perché non riuscivo più a vivere e avevo pensieri suicidi.
Mandavo giù psicofarmaci tutti i giorni e, anche se mi sono serviti, è una schifezza come poche.
Ancora più simpatico c’era il fatto che nessuno pareva capirmi.
Nel tempo poi sono riemerso, ho cercato ovunque qualcuno con cui confrontarmi e ho fatto una bellissima esperienza di Chiesa.
Ho parlato anche con gente dall’altra parte del mondo che ha avuto la pazienza di rispondere ad un perfetto conosciuto; hanno trovato il tempo per permettere a me di incontrare di nuovo Dio.
Io non so quale sia la tua esperienza di vita o quali cose ti tormentano.
So che come Dio ha salvato me salverà anche te e un giorno guarderai le tue ferite con il sorriso perché anche da quelle tragedie Dio è riuscito a rivelarsi.
Spero di non averti disturbato, volevo solo assicurarti che il male ha una data di scadenza.
Ti invito a rileggere il Salmo 107(106).
Ti assicuro le mie preghiere e ti ringrazio per quello che fai.
Magari un giorno mi dirai cosa ti piace di Bloodborne e io ricambierò con un commento a Dark Souls.
Ciao e scusa il papiro.

(Onore per il riferimento a Bloodborne! Se vieni a Roma, ti prometto che ci mangeremo una pizza e parleremo di entrambi i titoli della From Software!)

Qualche mese dopo, invece, un’altra persona mi ha scritto questo messaggio:

L’ho sentita la tua inquietudine…
Io ho navigato 10 anni a vista
E ogni volta sembrava la luce e invece no…
Però ora che ho capito la mia vocazione (sono sposata dal 2018) e che guardo il quadro generale, capisco che ogni passo è stato necessario perché vivessi tutto nella libertà.
Il Signore mi ha liberato da tante cose e poi mi ha indicato la via in modo che non diventasse l’ennesimo mio idolo con sopra la figurina di Gesù.
E ora capisco che come sempre aveva ragione Lui.
Quei tempi e quegli step erano necessari.
Però capisco la fatica.
La ricordo.
È dura.

Sarà banale a dirsi…

…ma se c’è una cosa che consola una persona nel deserto, è sentire la voce di qualcuno che ne è uscito.

4 • «Er morto a galla»

Nel 2013 – quando ero un cciòfane ed ingenuo ventiduenne – sono andato a parlare con don Fabio Rosini.

Non ricordo il giorno preciso, ma stavo vivendo un periodo di di dubbî e dilemmi esistenziali…

E non ricordo bene cosa mi disse per consolarmi (lo so, ho una memoria fotografica come quella di Homer Simpson)…

…però ricordo che a un certo punto don Fabio ha citato questo versetto:

Chi confida nel Signore è come il monte Sion:
non vacilla, è stabile per sempre.

(Sal 125,1)

Flash forward di nove anni.

Autunno 2022.

Vado a parlare con don Fabio Fasciani (un altro prete romano).

Gli racconto che negli ultimi anni – senza che io me ne sia reso conto – Dio è diventato gradualmente qualcosa di sempre più importante nella mia vita.

Qualcosa di serio. Centrale. Essenziale.

Dio non occupa i «ritagli di tempo», ma i momenti più importanti della mia giornata.

  • la messa feriale (ormai posso dire di essere entrato a far parte del team delle «vecchiette incartapecorite» della messa feriale; la differenza è che loro, alle sette di mattina, sono già lucide ed arzille per la celebrazione… io arrivo in chiesa all’ultimo nanosecondo, gattonando, rincoglionito di sonno, con due occhi iniettati di sangue che sembro un deambulante di Walking Dead) (Però giuro che non mi è mai pesato svegliarmi presto per andare a messa… l’ho sempre fatto super volentieri!);
  • il blog;
  • il podcast;
  • le passeggiate chilometriche col mio migliore amico;
  • altre cose piccole e grandi, che per pudore non vi racconto, nelle quali provo (facendo sempre due passi avanti e tre indietro) a mettere Dio al primo posto;
entrare in seminario

Dicevo…

Ho raccontato a don Fabio un po’ di cose della mia vita per fargli capire che Dio per me non è un soprammobile, ma la base su cui vorrei costruire ogni cosa…

Però gli ho detto anche che, negli ultimi 2-3 anni, più di una volta mi è sembrato che la mia fede fosse appesa a un filo…

Gli ho detto che ci sono stati alcuni momenti in cui il ricordo di Dio mi è sembrato così lontano… remoto… irreale

Gli ho accennato che ci sono stati mesi in cui ho fatto una fatica boja a pregare… mesi in cui la preghiera mi sembrava più inutile dell’ottativo aoristo…

dubbi incertezza rabbia

Quando ho finito di parlare, don Fabio mi ha sorriso.

E poi ha detto (*):

(*) (ovviamente non l’ho registrato… e come dicevo prima ho una pessima memoria… ma – parola più – parola meno, questo è il concetto)

«Sai, Dio ti sta prendendo sul serio…
E quello che ti sta capitando è una grande grazia…
…e lo sai perché?
Perché se non succedesse questa cosa, tu potresti continuare a vivere tutto il resto della tua vita, giocando a fare il cristiano, ma sotto sotto potresti pensare che te la stai raccontando…
Potresti pensare che se ti comporti bene, è per merito tuo…
Potresti pensare che se fai del bene agli altri, è perché ti sei rimboccato le maniche…
Potresti pensare che se troverai la persona giusta con cui costruire una famiglia, sarà per merito tuo…

…mentre invece, sai qual è la cosa bella di finire con il culo per terra, senza più idee, senza più progetti, senza più energie o «piani B»?

La cosa bella di stare con il culo per terra – nel punto più buio in cui ti trovi – è che quando Dio si farà vivo, scoprirai che non te lo sei immaginato

Per scoprire se Dio esiste veramente o no, tu co’ Ddio devi fa’ er morto a galla!»

5 • Contemplare il Mistero

Da un paio di anni, vado a confessarmi da don Victor, un prete messicano (*), parroco della mia parrocchia a Montagnola.

(*) (in realtà vive a Roma da tipo trentacinque anni… quindi tecnicamente è più romano di me)

Un giorno, quando ho attaccato pure a lui la pippa tristanzuola sul silenzio di Dio, don Victor mi ha detto queste parole:

«Sai, Ale…
Tu nella tua vita hai sempre tenuto tutto “sotto controllo”
Ti impegni in quello che fai…
Ti organizzi…
Pianifichi…
Cerchi di cadere sempre in piedi, facendo tornare tutto “secondo i tuoi piani”…

finalmente Dio ti ha messo di fronte a qualcosa di più grande delle tue forze!

…e sai qual è l’unica cosa che puoi fare ora? NIENTE!
Puoi solo fidarti di Dio…
Dio ti fa stare nel deserto? Vorrà dire che starai nel deserto…
Dio non ti fa sperimentare la gioia? Vorrà dire che lo ringrazierai per la manna che trovi nel deserto…
Forse la manna non è saporita come altre cose che vorresti gustare, ma questo passa il convento
Stai nell’oggi, senza scappare con la memoria a «ieri» o con la fantasia a «domani»

Ti metto una pulce nell’orecchio…
Sono sicuro che, anche se sei nel deserto, puoi riuscire a trovare, ogni sera (senza perderci più di 30 secondi) almeno tre cose belle che ti sono successe durante la giornata, per le quali essere grato…»

fra alessio

Insomma.

Unendo i puntini di tutte queste “voci amiche” che mi hanno consolato…

…cosa faccio quando il deserto si fa più intenso? (A parte blasfemare… ma delle bestemmie ho già parlato qui)

Risposta: niente!

O meglio: sospendo il giudizio sulla realtà (che tanto, se dovessi unire i puntini, li unirei nel modo sbagliato, e vedrei tutto nero).

Contemplo il Mistero.

Come diceva pure Paolo di Tarso:

Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre.

(1Cor 4,5)

In altre parole, provo a relativizzare i pensieri tristi.

Che significa “relativizzare”?

Ignorare che c’è qualcosa che non va?

Nascondere la polvere sotto al tappeto?

Fingere che “vada tutto bene”?

No…

Il senso di questa espressione lo spiega molto bene don Fabio Rosini:

In ogni cantonata della nostra vita c’è stato all’origine un pensiero che abbiamo assolutizzato, che abbiamo preso troppo sul serio, dando troppa importanza alle nostre impressioni o alle nostre deduzioni, non ci siamo saputi relativizzare, non abbiamo saputo dire la frase salva-vita per i superbi: “Ma anche no”.
Una delle cose necessarie per non essere inghiottiti dagli incubi che la superbia sa scatenare nella testa è la desintonia dall’ego, che è un segno di salute mentale e di equilibrio.
Non è detto che ho capito tutto, non è detto che ho ragionato bene, non è assolutamente detto che ho visto o sentito bene, posso aver frainteso, ci può esser un’altra prospettiva, forse deve arrivare qualche altro elemento prima di essere così sicuro…

(FABIO ROSINI, L’arte della buona battaglia : la libertà interiore e gli otto pensieri maligni secondo Evagrio Pontico, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023, p.348)

È facile fare questa cosa? Neanche per niente!

Quando gli autori cristiani descrivono il cammino per avvicinarsi a Dio, non parlano di una «passeggiata in una Valleverde», ma di un «combattimento spirituale».

È una lotta.

Ma come diceva Alberto Sordi: «Chi si estranea dalla lotta…».

Conclusione

Negli ultimi anni, tutte le volte che ho infilato il naso nella Bibbia e ho trovato un versetto che aveva un buon sapore, me lo sono segnato da parte.

Ogni tanto me li vado a rileggere.

Nei momenti in cui ho uno sguardo un-po-meno-cinico sulla realtà, mi piace pensare a questi passi come a molliche di pane che Dio mi ha lasciato lungo il cammino.

Un paio di questi versetti li ho già scritti in questa pagina, qualche riga più su…

…i rimanenti sono questi:

Felice l’uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell’Onnipotente,
perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
(Gb 5,17-18)

È bene per l’uomo portare
un giogo nella sua giovinezza.
Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo impone.
Ponga nella polvere la bocca,
forse c’è ancora speranza
.
Porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
Poiché il Signore
non respinge per sempre.
Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo il suo grande amore.
(Lam 3,27-32)

Oracolo su Duma.
Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?»
.
(Is 21,11)

Il Signore rispose a Mosè: «Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se ti accadrà o no quello che ti ho detto».
(Nm 11,23)

C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore?
(Gen 18,14)

Dio libera il povero mediante l’afflizione,
e con la sofferenza gli apre l’orecchio.
(Gb 36,15)

Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
(Gv 12,3-8)

In realtà c’è un’ultima frase: si tratta della quarta antifona «O» (una delle otto antifone che vengono recitate durante la novena che precede il Natale), che a sua volta riprende un pensiero del libro dell’Apocalisse (capitolo 3, versetto 7):

O Chiave di Davide,
scettro della casa d’Israele,
che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi e nessuno può aprire:
vieni, libera l’uomo prigioniero,
che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.
(quarta antifona O)

(Questa frase forse può suonare un po’ criptica; il motivo per cui mi sta molto a cuore è spiegato a pagina 25-26 nel libro «Siamo nati e non moriremo mai più», in cui è raccontata la storia di Chiara Corbella…)

E niente.

Questo è quanto! 🙂

sale

(Primavera 2023)

Fonti/approfondimenti

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