La Chiesa è contro gli omosessuali?

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1 • L’«argomento fantoccio»

Nel contesto culturale in cui viviamo c’è una forte tendenza a polarizzare le opinioni.

In che senso?

Nel senso che nel mondo dell’informazione (dalla carta stampata ai titoli delle news online), nel mondo dell’intrattenimento (influencers, youtubers, tiktokers, etc.) e anche nelle chiacchierate al pub con gli amici, c’è una forte tendenza a dividere la realtà basandosi unicamente su due possibilità:

  • Sei di destra o di sinistra?
  • Sei vegano o odî l’ambiente?
  • Sei razzista o #blacklivesmatter?
  • Sei omofobo o gay-friendly?

La polarizzazione serve per creare il cosiddetto «argomento fantoccio».

Per spiegare cos’è l’argomento fantoccio, rubo le parole a Bruno Mastroianni, filosofo e giornalista (classe ’79), nonché insegnante/divulgatore/appassionato di tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione e con le discussioni:

[L’utilizzo dell’argomento fantoccio è] una delle mosse scorrette che si possono compiere durante una discussione: attribuire all’interlocutore una versione deformata dell’argomentazione che ha appena proposto per poterla smontare più facilmente.
Si prendono le parole dell’altro e si riformulano producendo una versione artificiale e manomessa del suo discorso, spesso attraverso espressioni del tipo “stai quindi dicendo che…” a cui segue la trasformazione delle tesi in una versione più facilmente confutabile.
Il fantoccio non è altro che la versione artefatta e alterata di ciò che l’altro ha detto e che viene messa al suo posto, come un fantoccio appunto, per essere contrastata più facilmente dell’originale.

(BRUNO MASTROIANNI, da un articolo sul suo blog del 12 agosto 2019)

argomento fantoccio

(*) (In queste storie in evidenza)

(**) (Tra l’altro, dopo che ArciLesbica si è espressa contro il DDL Zan, alcuni anonimi che si sono firmati «Rabbia Trans» hanno vandalizzato la loro sede nazionale l’11 maggio 2021)

Insomma…

L’argomento fantoccio è una delle tante «fallacie logiche» che si usano quando si discute.

Ora.

Sarà banale a dirsi.

Ma ovviamente il mondo è molto più complesso di questa logica “bianco-nero”.

Tutta questa premessa per dire questo: non permettete agli altri di polarizzare la vostra opinione.

C’è un enorme scala di grigi tra due posizioni opposte!

2 • La Chiesa può schierarsi «contro»?

«Dai, Sale… basta con le premesse, veniamo al sodo: la Chiesa è contro gli omosessuali?»

Ripeto… a costo di risultare ridondante…

…c’è un enorme scala di grigi tra:

  • omofobo
  • gay-friendly

E infatti:

  • la Chiesa non è omofoba;

…e…

  • la Chiesa non è gay-friendly.

…e allora da che parte sta?

Partiamo da un fatto.

La Chiesa non è MAI contro le persone.

La Chiesa benedice le persone.

Le mani dei sacerdoti sono state unte per benedire le persone.

Sempre.

A prescindere dal fatto che qualcuno possa essere un peccatore, un incoerente, un crapone, o un’emerita testa di rapa come il sottoscritto…

La Chiesa però può essere CONTRO qualcosa.

Così come Gesù era contro qualcosa.

La Chiesa, ad esempio, è contro il peccato.

  • La Chiesa benedice il peccatore…

…ma…

  • …la Chiesa maledice il peccato.

D’altronde, Gesù fa la stessa cosa.

  • Gesù benedice l’adultera…

…ma…

  • …Gesù maledice l’adulterio (*).

(*) (A tempo perso, andatevi a rileggere Gv 8,1-11. Dopo aver perdonato la donna, Gesù le dice: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Gesù è dolce, misericordioso, empatico… e con tutta la dolcezza, la misericordia e l’empatia, dice alla donna la verità. Verità e misericordia vanno sempre a braccetto)

Facciamo qualche altro esempio.

  • La Chiesa è contro la mafia…

…ma…

  • …se un mafioso pentito entra in Chiesa per cercare misericordia, la Chiesa benedice questo suo figlio. Non importa quanto sia stato malvagio. O quante volte sia caduto.

Oppure, altro esempio:

  • La Chiesa è contro la tossicodipendenza…

…ma…

  • …se uno spacciatore entra in Chiesa per cercare misericordia, troverà sempre le mani di un sacerdote che benediranno questo suo figlio. Non importa quanto sia stato avido di denaro. O quante vite abbia devastato.

Oppure:

  • La Chiesa è contro la pornografia…

…ma…

  • …se una porno-attrice entra in Chiesa per cercare misericordia, troverà misericordia.
  • …se un regista di film pornografici entra in Chiesa per cercare misericordia, troverà misericordia
  • …se un magnaccia entra in Chiesa per cercare il perdono, troverà un Padre che gli si getta al collo per baciarlo (cfr. Lc 15,20)

La Chiesa è contro l’incoerenza, contro l’ipocrisia, contro l’ambiguità, contro l’idolatria, contro l’accidia, etc…

…ma…

amare il peccato e odiare il peccatore

3 • Perché la Chiesa è «contro» qualcosa?

Domanda da un milione di rupie: PERCHÉ la Chiesa (a volte) si schiera «contro» qualcosa?

Sembrerà una domanda sciocca, ma non lo è affatto…

Molte persone credono (per davvero!) che la risposta a questa domanda sia: «Perché alla Chiesa piace rompere il cazzo agli altri!».

Ora.

Intendiamoci.

riunione in vaticano

Bene.

Ci siamo fatti una risatina.

Ora però siamo serî.

Perché la Chiesa ha da 2000 anni la tendenza ad assumere posizioni scomodefastidiose… spesso andando contro il sentire comune della cultura in cui si trova?

Per esempio:

  • Perché la Chiesa è contro l’aborto?
  • Perché la Chiesa è contro l’eutanasia?
  • Perché la Chiesa chiama «dis-ordinato» un rapporto sessuale vissuto all’infuori del matrimonio?

Non è per moralismo.

Non è per imporre alle persone doveri o divieti.

Non è per rompere il cazzo.

Non è per far venire i sensi di colpa alla gente.

Quando la Chiesa apre bocca, lo fa per invitare le persone a sollevare lo sguardo.

Lo fa per aiutare le persone a puntare più in alto.

Lo fa per indicare alle persone il meglio.

Lo fa per indicare al mondo un Carpentiere Galileo vissuto duemila anni fa che aveva una pretesa gigantesca: diceva di essere Dio.

Se qualcuno non ascolta la Chiesa… amen!

Facesse come vuole!

Se però qualcuno segue queste indicazioni, buon per lui!

Nel farlo, scoprirà che gli conviene (*).

(*) (L’insistenza moralistica sul peccato, cioè la percezione del peccato solo come una cosa «sbagliata», è un modo molto miope ed infantile di affrontare la questione; in realtà la conseguenza principale del peccato è l’infelicità. Come avevo già detto a suo tempo, i peccati non sono soltanto qualcosa di «sbagliato» – nel senso moralistico del termine; i peccati sono qualcosa che «ti fa male», qualcosa che «non ti conviene fare» – etimologicamente infatti la parola «peccato» significa «mancare il bersaglio». Perché Dio dice che alcune cose sono «peccati»? Perché tutte le volte che l’uomo supera quei parapetti, si schianta!)

Se qualcuno segue i suggerimenti della Chiesa, scoprirà che la sua vita sarà più piena.

Scoprirà che avrà imboccato la strada stretta che conduce ad una felicità che non sa di plastica.

(E scoprirà che c’è una ragione dietro ad ogni insegnamento della Chiesa, anche dietro a quelli che sembrano più “strambi” agli occhi della nostra cultura piccolo-borghese; si parli della castità, dell’amore, del battesimo, del senso del pudore o di so-un-cavolo-io… a tempo perso, fatevi un giro sulle altre sezioni del blog)

4 • La Chiesa e i social

Quando si parla di omosessualità e dintorni, spesso ci sono cristiani che hanno un atteggiamento anti-dialogico.

Cosa intendo con anti-dialogico?

Intendo che se in una discussione su temi così complessi come l’omosessualità o la disforia di genere qualcuno utilizza parole come «malattia» o «curare», oppure se qualcuno assume un atteggiamento paternalistico-pedagogico del tipo: «poveri gay infelici! Aiutiamoli!»… sta facendo un pessimo servizio – al mondo e alla Chiesa…

È anche verò, però, che oggi la maggior parte di queste discussioni avviene sui social…

…e i social hanno un problema di fondo: sono luoghi in cui non si riesce a dialogare.

Quando si apre una discussione su una qualsiasi tematica, e due persone sono in disaccordo, il più delle volte accade che:

  • Mario si indigna per le opinioni di Sara;
  • Sara si sente offesa dalle idee di Luigi;
  • Luigi trova inconcepibile la posizione di Francesca;
  • Francesca è sconvolta dal fatto che Giuseppe abbia un’idea differente dalla sua in merito alla questione.

Ora.

Nel contesto culturale in cui viviamo (che ruota intorno all’edonismo di Netflix e al libertarismo di un centinaio di influencer – tra Instagram, Youtube e TikTok) si dà il caso che il cristianesimo sia una minoranza.

Cosa accade quindi, in questo contesto, se un cristiano esprime (magari anche educatamente) un pensiero che non corrisponde a quello della maggioranza?

linguaggio inclusivo

5 • Cosa insegna la Chiesa sull’omosessualità?

Allora, rega’.

Io come al solito proverò a spiegarmi nel modo più educato possibile.

Senza mancare di rispetto a nessuno.

E come diceva mia nonna: «Ambasciator non porta pena!».

Se qualcosa che scrivo non rientra nella vostra sensibilità, spero di aver chiarito nei paragrafi precedenti (così come in qualsiasi altra pagina di questo blog, su qualsiasi altro argomento) che l’intento non è «fare a cazzotti», ma dialogare in modo sereno.

~

Inizierei col dire una cosa su cui anche i cristiani fanno molta confusione: le pulsioni non sono un peccato (di questa cosa ne avevo già parlato, a suo tempo, sul blog, quando parlavo di passioni, emozioni, sentimenti, etc.).

Questo non vale solo per l’omosessualità, ma IN GENERALE.

Le pulsioni non c’entrano con la «sfera morale» della vita (*).

(*) (Le pulsioni infatti sono qualcosa di PRErazionale; e come dicevamo a suo tempo quando parlavamo di che cos’è il peccato, il peccato ha a che fare con l’uso sbagliato della RAGIONE… ovvero, come direbbero gli studiati: dove non c’è «deliberato consenso», non c’è peccato mortale)

Come scriveva Franco Poterzio, ricercatore in Psichiatria nell’Università di Milano (classe ’39):

La morale non deve né può occuparsi delle “pulsioni” omosessuali, occasionali o stabilmente percepite, né si occupa delle “tendenze o inclinazioni”.
Non esiste alcun male in tutto ciò.
Il soggetto che prova pulsioni o tendenze omosessuali non ne è minimamente responsabile.
La morale si occupa delle azioni umane, libere e consapevoli, e pertanto prende in esame gli “atti”, la pratica e le abitudini omosessuali.

(FRANCO POTERZIO, dalla prefazione ad ANTONIO MARIA PERSICO, Omosessualità tra scelta e sofferenza : conoscere per capire, capire per andare oltre, Alpes, Roma 2007, p.XIV)

E infatti, anche il famigerato Catechismo della Chiesa Cattolica dice che:

L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2357)

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. […] devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2358)

Ricapitolando: le tendenze, le pulsioni e le inclinazioni NON sono peccati.

Il problema, secondo la Tradizione della Chiesa, sono i cosiddetti «atti di omosessualità».

atti di omosessualita

Quando si parla di «queste cose», la Chiesa usa una parola che fa arrabbiare molte persone.

Questo perché la parola utilizzata è moooooolto lontana dalla sensibilità comune.

La parola è «disordine».

La Chiesa infatti dice che gli atti omosessuali sono «atti disordinati» (cfr. ad esempio il Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2358).

Le persone, quando sentono questa parola, si indispettiscono tantissimo; pensano che la Chiesa stia implicitamente dicendo:

  • «Brutti zozzoni!»
  • «Ma non vi vergognate?»
  • «Che sono queste porcellate?»
  • «Pervertiti disordinati!»

Ebbene: NON è questo il senso della parola!!!

La parola «disordine» viene utilizzata ampiamente nell’ambito della teologia morale. E non riguarda (solo) il sesso, ma OGNI àmbito della vita (su ‘sta cosa ci torno tra un secondo).

Per di più, un sacco di persone credono che i peccati “sessuali” siano i peggiori possibili (perché i giornali di gossip ci costruiscono sopra scandali, sensazionalismi, etc.)… ma in realtà non è così!

Avete presente i Dieci Comandamenti?

Bene… (a prescindere dal fatto che crediate o meno in Dio) non so se sapevate che i Dieci Comandamenti sono elencati in ordine di gravità.

Che significa?

Il comandamento sulla sessualità è il sesto: quindi ci sono cinque cose moooooolto più gravi sulle quali ogni cristiano è chiamato a farsi un esame di coscienza, prima di passare all’ambito sessuale (*).

(*) (Anche Dante, nella Divina Commedia, mette i lussuriosi nel girone più esterno dell’inferno… cioè il girone di chi ha compiuto i peccati meno gravi!)

Ad esempio:

  • Se quando vado in vacanza in un posto figo non riesco a fare a meno di riempire di selfie la mia bacheca di Instagram, per nutrire il mio grasso ego piccolo-borghese, e far rosicare amici e parenti, sto vivendo in modo disordinato (e sto peccando contro il 5° comandamento… che è più grave del 6°!)
  • Se penso che la mia vita sia una merda perché sono nato nel posto sbagliato, nel tempo sbagliato, nella famiglia sbagliata, nel contesto di amicizie sbagliato, sto vivendo in modo disordinato (e sto peccando contro il 4° comandamento… che è più grave del 6°!)
  • Se attacco il cuore alle cose, se chiedo la vita alle cazzate, se penso di essere «migliore» se un post su Instagram riceve un numero di like sopra la media, sto vivendo in modo disordinato (e sto peccando contro il 1° comandamento… che è assai più grave del 6°!)

Disordinato significa «non orientato a Dio».

Vivo in modo disordinato se mi rattrappisco su me stesso, contemplando (in modo più o meno esplicito) il mio ombelico, cercando la vita dove non la posso trovare (nei soldi, nel potere, nel sesso, in una relazione), etc.

~

Quando la Chiesa mi fa notare queste cose, non lo fa per giudicarmi.

Lo fa perché mi sta indicando un «meglio» a cui volgere lo sguardo.

Lo fa perché vuole che io alzi la testa.

In questo STESSO senso, la Chiesa insegna che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, 8).

Le ragioni che adduce sono quattro:

  • sono contrari alla legge morale naturale;
  • precludono all’atto sessuale il dono della vita (cfr. CCC n.2357);
  • non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale (cfr. CCC n.2357);
  • (e solo da ultimo c’è un motivo teologico) ci sono anche una serie di fondamenti scritturistici; nel libro della Genesi (cfr. Gen 19,1-38), nel Levitico (Lv 18,22 e 20,13), nelle lettere di san Paolo (Rm 1,26-27; Cor 6,9-10; 1Tm 1,9-10), etc. (Nota mia: per quanto il linguaggio scritturistico possa risultare “un po’ duro” rispetto alla nostra sensibilità, non lascia spazio ad equivoci o interpretazioni)

Bene.

A questo punto temo di aver perso la maggior parte dei lettori… 😅

Per quei quattro gatti che stanno ancora leggendo, cioè per le persone che hanno capito che sto scrivendo questa paginetta senza alcun tono polemico, senza livore e senza l’intenzione di “litigare” con qualcuno…

…(e, anzi, sto scrivendo con tutto lo spirito dialogico, accogliente e propositivo di cui sono capace)…

…ai pochi rimasti potrebbe sorgere una domanda:

«Ma scusa, Sale, se le pulsioni omosessuali non sono un peccato, ma gli atti sì, cosa dovrebbe fare una persona omosessuale? Censurarsi? Castrarsi?»

No.

La Chiesa non dice questo.

E non lo ha mai detto, neanche in passato.

Non so se conoscete la storia di Origene di Alessandria (185-254), che è uno dei più grandi teologi della storia.

Per farvela super-breve: nel suo estremo rigore ascetico, Origene voleva allontanare a tutti i costi le tentazioni sessuali… e un bel giorno decise di evirarsi.

origene evirazione castrazione

Fuor di battuta: Origene ha sbagliato.

Infatti era chiamato alla castità, che è una cosa ben diversa dalla castrazione.

Come già dicevo (ma repetita iuvant) la castità non consiste nel castrarsi, reprimersi o inibirsi.

La castità è una forma di amore verso Dio e verso gli uomini: una forma di amore che alcune persone (i preti, le suore, le persone non sposate) non esercitano attraverso la genitalità.

I preti non sono dei castrati

I consacrati non sono dei repressi

Sono persone che hanno scelto la vita celibataria in nome di un bene più grande

…ed in nome di quel bene, la Chiesa propone la castità anche alle persone omosessuali:

Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2359)

Domanda delle domande:

«E se nel provare a vivere in castità, una persona omosessuale non riesce a vivere l’astinenza?»

A questa domanda potrei rispondere in due modi.

La prima risposta è tratta dallo stesso libro che ho citato sopra:

L’astinenza, ossia il non mettere in moto gli organi genitali per relazioni erotiche, può certamente costare fatica, ma molto meno di quanto si possa pensare quando la persona umana vive in un progetto che la oltrepassa e per cui vive.

(FRANCO POTERZIO, dalla prefazione ad ANTONIO MARIA PERSICO, Omosessualità tra scelta e sofferenza : conoscere per capire, capire per andare oltre, Alpes, Roma 2007, p.XV)

Conosco tantissimi preti e suore (cioè persone che hanno scelto il celibato)… e se avessi un centesimo della loro serenità e della loro leggerezza di cuore, sarei la persona più felice della terra…

Però, come dicevo più sopra, non si può vivere l’astinenza come una «mutilazione».

Non si può vivere la castità se non si scopre PRIMA un’Amore più grande.

~

La seconda risposta invece è questa: ogni mattina, appena sveglio, mi assale la consapevolezza che – quel giorno, e ogni altro giorno della mia vita – Dio (attraverso la Chiesa) mi chiamerà sempre a qualcosa di «più grande di me».

E infatti… sapete quante volte io non riesco a vivere all’altezza della mia chiamata?

Sapete quante volte (per tornare agli esempî che ho fatto sopra):

  • Mi inorgoglisco per stupidaggini, anche se la Chiesa mi chiama a ben altro?
  • Maledico il mio passato o le mie ferite, anche se la Chiesa mi chiama a ben altro?
  • Attacco il cuore a delle cazzate allucinanti, anche se la Chiesa mi chiama a ben altro?
  • etc.

Che si fa in questi casi?

Non c’è nessun problema: ogni volta che cado, so che esiste un sacramento attraverso il quale mi è offerto il perdono di Dio.

So che c’è un Padre che mi aspetta a braccia aperte, ogni volta che non corrispondo alla santità a cui sono chiamato.

A tal proposito, vi consiglio caldamente di leggere questo articolo di Aleteia in cui è raccontata la storia straordinaria di Lionel Leon (un uomo omosessuale): come ha incontrato Dio all’interno della Chiesa; e come, dopo questo incontro, ha scoperto la bellezza della castità e della continenza.

È lui stesso a dire (ma leggetevi l’articolo per intero! È un po’ lungo, ma merita!):

La Chiesa è straordinaria: potrete trovarvi degli imbecilli ottusi, ma quelli potete trovarli anche altrove, mentre è nella Chiesa che vi si daranno le maggiori e più ordinarie possibilità di incontro con Cristo. Ce ne sono tantissime. Al di sopra di tutto, cercate l’incontro con Cristo.

6 • Omosessualità e gender: mettiamo i puntini sulle «i»

Forse nessuno sarà arrivato a leggere fino a qui… ma c’è un’ultima distinzione da fare.

Senza spirito di polemica.

Con tutto il rispetto possibile.

E con una tazza di camomilla.

La distinzione è tra:

  • omosessualità
  • gender

Non so se avete mai fatto caso al fatto che papa Francesco:

  • ogni volta che si parla di persone omosessuali mostra sempre una dolcezza paterna, una grandissima accoglienza e tanta delicatezza;
  • quando invece si parla del gender, non usa mezzi termini, ed anzi è molto duro.

Per chiarirci, vi riporto un passaggio da un libro intervista del 2020:

(LUIGI MARIA EPICOCO): In ogni epoca storica il male si è manifestato in diverse maniere. Secondo Lei, in questo momento storico qual è la modalità più specifica attraverso cui il male si fa presente e agisce?
(PAPA FRANCESCO): Una di queste è la teoria del Gender. Voglio però subito precisare che dicendo questo non mi sto riferendo a coloro che hanno un orientamento omosessuale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita anzi ad accompagnare e a prenderci cura pastorale di questi fratelli e di queste sorelle. Il mio riferimento è più ampio e riguarda una pericolosa radice culturale. Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo e la donna. Se io dico in maniera chiara questa cosa, non è per discriminare qualcuno, ma semplicemente per mettere in guardia tutti dalla tentazione di cadere in quello che è stato il progetto folle degli abitanti di Babele: annullare le diversità per cercare in questo annullamento un’unica lingua, un’unica forma, un unico popolo. Questa apparente uniformità li ha portati all’autodistruzione perché è un progetto ideologico che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone, dell’unicità di ognuno, della differenza di ognuno. Non è l’annullamento della differenza che ci renderà più vicini, ma è l’accoglienza dell’altro nella sua differenza, nella scoperta della ricchezza della differenza. È la fecondità presente nella differenza che fa di noi degli esseri umani a immagine e somiglianza di Dio, ma soprattutto capaci di accogliere l’altro per ciò che è e non per ciò in cui lo vogliamo trasformare. Il cristianesimo ha sempre dato priorità al fatto più che alle idee. Nel Gender si vede come un’idea vuole imporsi sulla realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta diventando un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi.

(PAPA FRANCESCO, LUIGI MARIA EPICOCO, San Giovanni Paolo Magno, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, p.103)

Anche nell’enciclica Laudato Si’, parlava della necessità di «apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità», e diceva che «non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa» (cfr. lettera encliclica Laudato Si’, n.155).

E in un incontro con i giovani, il Papa ha definito la teoria del gender uno «sbaglio della mente umana […], che crea tanta confusione» (cfr. incontro con i giovani sul Lungomare Caracciolo, Napoli, sabato 21 marzo 2015).

padre james martin

Insomma:

  • un conto sono le persone, con le loro storie, le loro difficoltà, le ferite che hanno avuto nel corso della propria vita, le discriminazioni, etc.
  • altro paio di maniche sono le ideologie – tra le quali la teoria del gender è solo l’ultima arrivata.

E, badate bene, questo discorso non c’entra affatto con la fede!

A tempo perso, vi suggerisco di guardarvi questi 2 minuti di video tratti da SuperNature, monologo del 2022 di Ricky Gervais, il famoso stand-up comedian (*).

(*) (Come sicuramente saprete, Ricky Gervais è ateo… e anzi, in molti suoi pezzi fa una pungente satira contro la religione, la preghiera, etc.)

Conclusione

Chiudo con un’ultima osservazione su Francesco…

Il papa è sempre stato accogliente verso le persone omosessuali…

…ma (nonostante su internet ci siano tanti titoli fuorvianti) non ha mai usato espressioni come «cattolici LGBT», «persone LGBT», «cattolici arcobaleno», etc. (a titolo di esempio, leggetevi l’ultima lettera che papa Francesco ha inviato in risposta a padre James Martin).

Questo perché non esiste la categoria ecclesiologica dei «cattolici LGBT».

E non esistono neanche le «persone LGBT».

Esistono le persone.

Esistono i cattolici.

Esistono i non-cattolici.

Esistono uomini e donne, ognuno con la sua storia, ognuno con la sua dignità; alcuni con un orientamento, più o meno radicato, di omo-affettività; tutti (omo o etero che siano) con il proprio bagaglio di fatiche, di sofferenze, di croci (chi più, chi meno grande).

Quando papa Francesco parla di una «cultura dell’incontro» non intende creare categorie antropologiche (o ecclesiologiche).

L’incontro non è con le ideologie… ma con la persona di Gesù Cristo.

Che è l’Unico che dà senso a tutto.

Ed è l’Unico, senza il quale, tutto perde senso.

(P.s. Ho già attaccato una pippa immane, quindi non apro un altro discorso sul fatto che – da che mondo è mondo – la via per trovare Dio è sempre stata l’umiltà, e non l’orgoglio. E con tutto l’amore, l’accoglienza ed il rispetto per le persone omosessuali che cercano Dio, un’ideologia che fa del «pride» la sua bandiera, mi dispiace, ma ha poco a che spartire col cristianesimo)

sale

(Autunno 2022)

Fonti/approfondimenti

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